APPIANO GENTILE - Domani è il giorno di Inter-Roma, gara valida il posticipo della 12^ giornata della Serie A Tim 2009-2010, in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" in San Siro a Milano (ore 20,45). José Mourinho ha incontrato i giornalisti, in conferenza stampa al centro sportivo "Angelo Moratti", dopo l'ultimo allenamento.
Inter.it vi offre la versione integrale delle dichiarazioni dell'allenatore nerazzurro.
Mourinho: che scorie positive ha visto nella squadra dopo il risultato di Kiev? Che tipo di effetto ha lasciato nel gruppo quella vittoria? 'Non ho visto niente di speciale. La squadra ha lavorato sempre bene, ha sempre uno spirito positivo, vuole lavorare, vuole allenarsi e preparare con tranquillità la gara contro la Roma'.
L'idea è quella di ripartire a Roma con la stessa formazione offensiva utilizzata a Kiev?
'Ripeto, quello che ho detto prima delle ultime due partite: se non ho idea di come gioca il mio avversario, non gli renderò la vita facile. Non è facile preparare una partita nella quale non si sa come gioca l'avversario: Claudio Ranieri è un allenatore che solitamente utilizza il 4-4-2, ma in questi giorni si è parlato della possibilità che schieri il rombo a centrocampo e io ho anche pensato che usi il 4-4-1-1. Sto pensando e lavorando tanto in questo senso, quindi non dirò adesso con che squadra giocherò. Non ci sono giocatori infortunati in questo periodo, credo che non sia una novità, per tutti quelli che fanno parte del nostro ambiente, che Rui Faria sia un fenomeno, però, stiamo lavorando tutti bene per costruire la squadra migliore possibile per affrontare la Roma, una squadra che adesso non trova giustizia delle sue qualità nella sua attuale posizione in classifica. I 14 punti di differenza tra Inter e Roma non testimoniano realmente la situazione di queste due squadre: noi siamo andati sempre molto bene sin dall'inizio della stagione, loro hanno avuto qualche problema e hanno perso qualche punto inutilmente, ma quello che conta in una squadra è la qualità e, a livello di qualità, ho sempre detto che la Roma mi piace tanto e che alcuni giocatori della Roma mi piacciono tanto. Per queste ragioni, guardo alla partita di domani sera come a una grande partita, una partita tra due squadre che lottano per lo scudetto. Loro sono abbastanza indietro, è vero, ma la realtà della qualità dice che anche loro sono una squadra che può lottare per lo scudetto'.
Per la prima volta, dopo quasi 2 anni, questa settimana ci sia stata una sorta di consacrazione di Josè/Mago Mourinho...
'L'effetto su di me è esattamente lo stesso, che si vinca o che si perda e si scriva di me che non son o un allenatore, ma solo un comunicatore. Dopo 14 titoli conquistati nella mia carriera, non può essere una vittoria in Champions, una che non dà assolutamente niente a cambiare le cose'.
Sente ancora il rumore dei nemici?
'Si sentirà di nuovo alla prima opportunità, ma non sarà un problema per me. Io convivo con il rumore dei nemici e mi motiva, dall'altro lato mi motiva anche conoscere il calcio e sapere perfettamente cos'è. Ho vinto una partita, in questo senso negli ultimi giorni mi è sembrato di essere l'allenatore di una squadra piccolina: abbiamo vinto una gara e sembrava fossimo già campioni d'Europa o che avessimo vinto qualcosa di straordinario, ma abbiamo vinto solo una partita. Lo ammetto, è stata una partita storica, quasi epica, abbiamo segnato due reti negli ultimi cinque minuti, ma abbiamo vinto solo una partita e tre punti. Non siamo neanche qualificati ancora, possiamo vincere il girone, ma possiamo anche giocare l'Europa League o ancora tornare a casa. Tutto può succedere, per questo non riesco a capire questo stato di euforia'.
Dalla corsa di Mourinho verso Julio Cesar dopo il gol a Kiev non sembrava non fosse euforico..
'Ho fatto la stessa cosa dopo il gol di Maicon a Siena lo scorso anno, quando si trattava di una partita di campionato e avevamo già 4, 5 o 6 punti di vantaggio sulla nostra avversaria diretta. L'emozione di una partita resta sempre l'emozione di una partita, ma quando la gara finisce, finisce e si va avanti. Domani c'è la Roma, poi c'è il Bologna, Barcellona-Inter sarà solo tra tre settimane. Forse, è per questa ragione che io ho sempre lo stesso spirito, dopo una sconfitta o dopo una vittoria: la vita continua, la prossima partita è sempre quella più importante. Abbiamo fatto molto bene, sì, ma non abbiamo vinto niente, non possiamo neanche dire che giocheremo al cento per cento gli ottavi di finale, come non possiamo dire che giocheremo l'Europa League. Potremo anche andare a casa a guardare la Champions League in tv, per questa ragione piedi per terra, per dimenticare La Champions e pensare al campionato. E come ho detto prima, dobbiamo pensare che la Roma sia un avversario che può lottare per lo scudetto'.
La preoccupa un po' la sosta con gli impegni delle nazionali e tanti nerazzurri convocati? Sneijder, ad esempio, non avrebbe bisogno di un po' di riposo? 'Non posso farci niente. Ad esempio, Cristiano Ronaldo è infortunato e si dice potrebbe essere convocato in nazionale, non posso farci niente. Ovviamente, per un giocatore come Sneijder, sarebbe perfetto non giocare 90' nelle due partite in programma con la nazionale, sarebbe perfetto che magari ne disputasse una o che giocasse due volte 50 minuti. Ma questo è un tipo di gestione che piacerebbe all'allenatore del club, poi ci sono le esigenze del commissario tecnico della nazionale che prepara un campionato del mondo che non vuole perdere. Non è facile, per questo preferisco aspettare'.
Una vittoria come quella di Kiev, ottenuta in circostanze difficili, le consegna finalmente un gruppo che può essere arrivato a una svolta e che adesso è veramente l'Inter di Mourinho con una campagna acquisti fatta sotto le indicazioni dell'allenatore? 'No, niente di quello che dite è vero. La campagna acquisti è stata portata avanti da tutti noi, l'allenatore ha definito il profilo dei giocatori dei quali aveva bisogno per giocare il calcio che desiderava. Punto. Poi, la società ha fatto il suo lavoro e come ho detto, abbiamo perso un fenomeno come Ibra, ma abbiamo utilizzato il denaro ricavato dalla sua cessione per avere giocatori importanti. Ma siamo noi, tutti. Se un giorno dovessimo trovarci in una situazione difficile, ma veramente difficile, io dirò quello che dico sempre: in un momento difficile, la sconfitta ha solo un padre che è l'allenatore; la vittoria, invece, ha tanti padri, tanti per quanti siamo noi. La vittoria è di tutti, tutti abbiamo vinto, siamo in una situazione in Champions che dà speranza di qualificazione, in campionato stiamo bene, non posso parlare di tranquillità, ma stiamo giocando bene e stiamo lavorando altrettanto bene, ma ripeto non si può ancora parlare di tranquillità, non sono un bambino per essere già sulla luna'.
Ma, a livello di spirito di gruppo, una vittoria del genere cambia qualcosa? 'Abbiamo finito la partita di Kiev in un modo incredibile, ma un giorno sarà incredibile allo stesso modo, vincere temporanemanete una partita eliminatoria e disputare gli ultimi 10 minuti, invece, che con 2 difensori e 8 attaccanti, con 8 difensori, 2 portieri e 0 attaccanti per difendere un risultato. Se riusciremo a fare questo, difendere con tutti gli uomini, è importante allo stesso modo per quel che riguarda lo spirito della squadra. Una squadra è tutto questo, vincere all'ultimo minuto è una sensazione fantastica, perdere all'ultimo minuto è una sensazione quasi drammatica, dobbiamo essere preparati anche alle partite nelle quali bisogna difendere con dieci uomini. Abbiamo fatto bene, è un punto fondamentale per i giocatori capire che possiamo fare qualcosa di importante sia in Champions che in campionato, ma con tranquillità'.