L'INTER E L’EUROPEO U21, STORIA DI GRANDI SUCCESSI

In principio fu Nazzareno Canuti, oggi c'è Roberto Gagliardini: storia degli azzurrini avvolti dal vessillo col Biscione

MILANO - In principio fu Nazzareno Canuti. Nessun altro interista prima dello stopper di Bozzolo aveva partecipato alla fase finale di un Europeo U21 con l'Italia, nel 1978 all'esordio assoluto nella specifica manifestazione continentale. Elemento importante del blocco tricolore di Eugenio Bersellini, campione nella Serie A 1979/1980, Canuti veste l'azzurro nella gara di andata dei quarti contro l'Inghilterra, che sancisce l'eliminazione dell'undici di Azeglio Vicini ma che dà vita al virtuale rapporto fra la Beneamata e la principale rappresentativa calcistica giovanile.

Italiana e non, nello stile internazionale che da sempre accompagna il club nerazzurro, alla costante ricerca del successo anche oltreconfine. Walter Zenga, Riccardo Ferri e il "fuoriquota" Gianfranco Matteoli lo sfiorano nel 1986 (sono fatali i rigori contro La Rojita, allenata da Luisito Suárez), Dino Baggio lo agguanta sei anni dopo, imitato a ruota da Salvatore Fresi e Alessandro Pistone (Spagna 1996), senza contare il nutrito numero di calciatori "dorati" avvolti dal vessillo col Biscione in altre annate: ventuno, da Favalli a Potenza, passando per Toldo, Carbone, Ventola e Pirlo, il migliore, per numero di reti (16) e presenze (46), dei 51 ex Inter che hanno difeso l'Italia U21.

Non ha toccato il tetto del Vecchio Continente ma dalle parti di Corso Vittorio Emanuele II ricordano con piacere la spedizione del 2013. In Israele, al seguito del CT Mangia, erano presenti ben sei ragazzi forgiati, in diverse stagioni agonistiche, ad Interello. Interisti che hanno dato una significativa mano nell'arricchimento della bacheca nerazzurra, fra campionato Primavera (2011/12), Torneo di Viareggio (2008 e 2011) e NextGen Series (2011/12). Francesco Bardi, Matteo Bianchetti, Luca Caldirola e Giulio Donati hanno avuto pure l'onore di giocarsi al 'Teddy Kollek Stadium' di Gerusalemme il gradino più alto del podio europeo con la Spagna di Isco, Morata e Martín Montoya, di cui è fugace il ricordo milanese nella prima parte della stagione 2015-2016 (4 gettoni, Coppa Italia inclusa). Il terzino di scuola Barcellona, però, non è l'unico membro della UEFA ad aver tenuto alto il nome dell'Inter con la propria Nazionale. Gli almanacchi e i tifosi raccontano le movenze aggraziate di Igor Shalimov, oro con l'URSS 1990 e vincitore della Coppa UEFA 1993/94 al fianco di Jonk e Berti, e la leadership di Laurent Blanc e Jocelyn Angloma, membri della Francia che nel 1988 ha portato sotto la Torre Eiffel il primo e unico alloro U21 dei galletti.

L'arduo compito di replicare le orme degli illustri predecessori spetta ora a Roberto Gagliardini, fra i 23 selezionati da Luigi Di Biagio, un altro con l'Inter nel cuore, per Polonia 2017. Arrivato a San Siro nel gennaio scorso, il talento bergamasco ha impiegato pochissimo a integrarsi con i nuovi compagni e l'ambiente nerazzurro, fra tackle vinti, inserimenti senza palla, giocate a testa alta e una manciata di gol. In una sola parola, personalità. La stessa che è possibile ritrovare nel DNA di alcuni suoi compagni "azzurrini" come Marco Benassi e Luca Garritano. Giovani che in passato sono stati ingranaggi perfetti dell'oliato sistema delle giovanili dell'Inter, oggi nelle mani sapienti di Roberto Samaden. Un segno della garanzia societaria in fatto di scelta, crescita e formazione di calciatori pronti per difendere un Paese che vive felicemente di calcio. Calciatori preparati, di casa nostra e, si spera, ancora una volta vincenti.

Aniello Luciano

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