WALTER ZENGA, LA GRAZIA DEL "DELTAPLANO" NERAZZURRO

Ci avviciniamo a Inter-Sampdoria ripercorrendo con MondoFutbol la storia di Walter Zenga

MILANO - Era iniziato tutto con la furbata di un bambino che voleva giocare ad ogni costo. La data di nascita dichiarata da Walter Zenga sul suo primo cartellino da giocatore era 28 aprile 1959, anche se in realtà lui era nato nel '60. Al tempo, però, per giocare a livello agonistico nella categoria Pulcini bisognava avere già compiuto 10 anni. E lui, milanese di viale Ungheria, cresciuto col pallone tra cortile e oratorio, non vedeva l'ora di scendere in campo con la maglia della Macallesi. Alla falsificazione aveva poi rimediato suo padre Alfonso, il primo tifoso di Walter: da ex portiere (aveva difeso i pali della Pro Lissone), gli aveva trasmesso l'amore per il ruolo più controverso che esista nel calcio.

Nella Macallesi Zenga gioca un solo anno, ma viene allenato da Giannino Redaelli, un maestro di vita che gli insegna il valore del rispetto. Milita ancora nei Pulcini quando, nel 1971, Italo Galbiati, allora dirigente del Settore Giovanile dell'Inter, lo porta in nerazzurro. Per Walter, nato interista, è la realizzazione di un sogno, ma il meglio deve ancora venire. In sette anni, Zenga compie tutta la trafila nelle giovanili della Beneamata seguendo da tifoso le partite della prima squadra, come raccattapalle o in Curva Nord, a San Siro. Si allontana da casa per quattro stagioni, tappe obbligate di un percorso di maturazione che lo vede difendere i pali di Salernitana, Savona e Sambenedettese. Ma dopo la gavetta, Walter torna a Milano: nell'annata '82-'83 studia alla scuola di Ivano Bordon, bandiera dell'Inter che nel 1979 aveva stabilito il record di imbattibilità di un portiere nerazzurro in Serie A. Zenga conosce il brivido dell'esordio in prima squadra e nella stagione successiva, con il passaggio di "Pallottola" Bordon alla Sampdoria, diventa titolare. Inizia così la leggenda dell'"Uomo Ragno" o "Deltaplano", come lo definisce Gianni Brera con uno dei suoi soprannomi geniali, perfetto per celebrare la grazia nel volo di Walter.

Zenga è elegante, plastico e spettacolare: in alcune sue parate sembra che il tempo si fermi, in attesa di un colpo di reni o di una carezza, fatta con la punta del guantone a un pallone apparentemente imprendibile. Il modo in cui vive la partita, la sua capacità di affrontare impassibile i pericoli e il suo attaccamento alla maglia nerazzurra esaltano i tifosi interisti. Con la maglia della sua squadra del cuore, l'"Uomo Ragno" vince lo "scudetto dei record" nel 1989, una Supercoppa Italiana e trionfa per due volte in Coppa Uefa. La seconda vittoria nella competizione europea è la perfetta sintesi dell'amore tra il portiere e l'Inter. In una delle stagioni più complesse della storia nerazzurra, con tanto di rischio retrocessione, Zenga, Bergomi e compagni risorgono l'11 maggio 1994, contro il Salisburgo in un stadio "Giuseppe Meazza" stracolmo. "Deltaplano" para di tutto, incita il pubblico e poi corre a perdifiato per il campo con un'enorme ricostruzione della coppa tra le mani. È un momento che sancisce la pace tra lui e il tifo interista cancellando gli screzi di qualche mese prima. Quella finale è l'ultima partita ufficiale di Zenga con la maglia della sua vita. Il 22 luglio 1994 passa alla Sampdoria. A Genova, in quella che ha confessato essere stata fin da piccolo la sua seconda squadra del cuore, disputa le ultime partite in Serie A. Dopo una parentesi al Padova, in B, si conclude negli Stati Uniti la carriera da calciatore dell'"Uomo Ragno". Una vita segnata dai colori nerazzurri: "L'Inter è il club della mia vita - ha detto a Inter Channel - perché ho avuto il privilegio di nascere e tifare per l'Inter, giocarci in tutte le giovanili possibili, fare da raccattapalle, ho avuto la fortuna di andare in Curva e di indossare questa maglia onorandola per 473 volte". Quasi una cosa sola, noi e Walter "Deltaplano" Zenga. Un lungo, indimenticabile volo nerazzurro. Pieno di emozioni da togliere il fiato. Pieno di amore per l'Inter.

Davide Zanelli

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