MILANO - Il vice presidente dei nerazzurri Javier Zanetti, guest speaker all'Università degli Studi di Milano della conferenza "La Cina e il calcio globale: il caso Inter. Aspetti culturali ed economici', ha risposto alle domande del giornalista Marco Bellinazzo.
"Appena terminata la carriera da calciatore non ho avuto dubbi, volevo continuare a lavorare per la mia squadra, a difendere i colori che ho sempre difeso sul campo. Quando mi hanno proposto questo incarico ero felice e consapevole del fatto che il percorso intrapreso non si sarebbe fermato. Per diventare allenatori serve una vocazione particolare, io ho preferito scegliere di lavorare maggiormente dietro le quinte, una cosa che apprezzo molto, e di essere utile a questo Club in ogni modo. C'è tutto un mondo da scoprire, devo ascoltare le persone che sono in questo mondo da tempo più di me. Mi piace il ruolo da dirigente perché permette di lavorare con tanti attori importanti come le istituzioni, gli sponsor, i media e soprattutto i tifosi. E questo mi consente di avere un confronto costante con altri dirigenti nel mondo del calcio per scoprire modelli manageriali innovativi".
"Moratti mi ha aperto le porte di un grande club quando ero sconosciuto, partendo da una città molto piccola per arrivare ad un grande club come l'Inter. Poi man mano con il passare degli anni il nostro legame è diventato più forte. Ho imparato da lui l'importanza di prendere decisioni importanti con grandi valori umani, che difficilmente si vedono nel mondo del calcio e questo è quello che mi porta a dire che l'Inter è una famiglia. Ancora oggi, appesi gli scarpini al chiodo i tempi sono cambiati e le dinamiche sono sempre pi veloci, continuo a studiare, a informarmi e a migliorare le mie conoscenze in ambito sportivo e di business per il bene della nuova società. Il nostro mondo si evolve molto in fretta e bisogna essere bravi ad analizzarlo criticamente e con grande curiosità".
"Chiaramente ogni proprietà ha le sue caratteristiche e peculiarità. Inoltre bisogna sempre ricordare che ogni proprietà opera in momenti storici particolari e tutti diversi, che richiedono attenzioni e programmazioni particolari. È difficile fare paragoni tra le varie gestioni, di certo ogni proprietà ha sempre avuto a cuore il bene dell'Inter. Suning oggi sta lavorando e programmando molto bene. Sono ambiziosi, hanno progetti e idee chiare per il futuro e grande rispetto per il nostro Club. Hanno portato un approccio internazionale molto evidente. Sono arrivati in Italia con la consapevolezza di essere entrati in un grande Club e oggi vogliono riportare l'Inter nell'élite del calcio mondiale, dove merita di stare".
"In merito a Suning: il fatto di trovare un gruppo che venga ad investire nel nostro calcio e con grandi ambizioni non è semplice. Steven Zhang è giovanissimo, una persona molto educata e molto intelligente. Ci tiene tantissimo al bene di questa società, io gli sono molto vicino e spero di poter creare anche fuori dal campo una squadra forte che rispecchi poi i risultati di quella che gioca sul campo".
"I giocatori oggi hanno più pressioni e responsabilità, anche sociale. Poter fare qualcosa per chi ha bisogno oggi è molto importante. È fondamentale concentrarsi anche su questi aspetti come noi facciamo con Inter Campus, che fa parte del DNA dell'Inter".
"La situazione della federazione in Argentina non è semplice, ma tutto quello che sta succedendo è dovuto ad una mala gestione, Infantino se ne sta occupando perché quando c'è una difficoltà si presenta una grande opportunità. Serviranno valori soprattutto umani molto importanti, un calcio come quello argentino non può permettersi di attraversare questi momenti. Io darei volentieri una mano, ma ora l'Inter viene prima di tutto".
"La Fondazione PUPI è attiva da 15 anni, parliamo tanto del futuro del paese ma la prima cosa con il nuovo Governo è investire nell'educazione dei giovani per avere un futuro migliore".