MILANO - Quel 10
marzo 1991 dev'essere stato un giorno simile a quello che ieri ha visto i
nerazzurri imporsi in casa contro il Torino. Un pomeriggio di sole, bello e
sereno, con una brezza che porta in dote un filo di primavera. Sì, perché quando
Milano è bella, è bellissima.
10 marzo 1991, dicevamo. A Milano, sul campo della 'Scala del calcio' va in
scena la storia, accade qualcosa che, è il caso di dirlo, mai fino ad allora.
Il sole decide di fermarsi per qualche minuto e di illuminare una persona sola.
Ha ovviamente la maglia nerazzurra, intorno a sé un'aura di puro carisma, magari
stemperata da un volto e un sorriso che erano e restano indimenticabili.
E' il 10 marzo 1991 e Lothar Matthaus, leader di quell'Inter che ha dominato in
Italia e che solo qualche mese dopo alzerà la coppa UEFA nel cielo di Roma, è
pronto a guidare i suoi durante l'ennesima battaglia, verso l'ennesima
vittoria. Chi meglio di lui, capitano e uomo simbolo della Germania mondiale
del giugno precedente?
Quel giorno l'Inter batte 2-0 la Juventus, lui nel dubbio segna il primo gol
con una bordata di destro da fuori area, tanto per ribadire di essere il più
forte di tutti, non solo lì, ma nel mondo intero. Perché prima di quella
partita uno dei numeri 10 più amati di sempre condivide con il suo popolo il
premio più ambito da tutti i calciatori: la luce come un riflettore lo illumina mentre
alza il Pallone d'Oro. E' il primo interista di sempre a farlo.
Da sempre e per sempre nei cuori nerazzurri, eterno condottiero senza paura.
Era il 10 marzo di ventitré anni fa, a noi sembra davvero ieri pomeriggio.
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