APPIANO GENTILE - Da uno a dieci, Alvaro Pereira sceglie il sei. Non si tratta di un cambio di maglia ma di quanto - proprio da uno a dieci - in questi mesi si sia visto di questo giocatore. A dirlo è lui stesso: "Sono molto autocritico, si è visto solo un sei di quello che posso fare da uno a dieci. Posso fare molto meglio, molto di più", dice Pereira nel corso dell'intervista in Prima Serata su Inter Channel, in onda alle ore 21.
Pereira si racconta, come giocatore e come persona: "Sto benissimo qui in Italia. Mi sono ambientato bene e i compagni mi hanno aiutato tanto, tutti. In special modo Pupi, Gargano - con cui condivido la stanza in ritiro -, Guarin e Samuel. E poi mi piace Como, dove vivo. E mi piace andare in giro con mia moglie e con il mio bambino, non è un problema fermarsi a fare gli autografi, i tifosi qui sono sempre magnifici, sostengono sempre la squadra, sia quando vinciamo sia quando questo purtroppo non accade. A chi mi ispiro? Roberto Carlos è sempre stato un giocatore che ho seguito moltissimo. Io il futuro Maicon? Non mi piace fare paragoni. Posso solo dire che sono stato contento di aver avuto la possibilità di allenarmi con lui. Altri sport che ho praticato oltre al calcio? Mi piace l'atletica, la maratona".
Tante curiosità rivolte dai tifosi a Pereira, tra cui anche un commento sul giovane Marco Benassi: "Si allena dando il massimo ed è sempre sorridente". Con il giocatore nerazzurro si affronta anche il tema razzismo: cosa farebbe Pereira se si trovasse in una circostanza come quella che ha visto protagonista il rossonero Boateng? "Non lo so, è difficile dirlo. Non mi è mai successa una cosa del genere. Negli stadi si sentono tante cose, io provo ad ignorarle".
A proposito di calcio giocato, quale la partita più difficile giocata da Pereira finora in nerazzurro è lo stesso giocatore a raccontarlo: "Quella contro il Chievo, su un campo difficilissimo su cui giocare".
Infine, una testimonianza d'amore nei confronti dell'Inter e del calcio in generale, che spiega quanto Pereira sia un professionista ineccepibile: "Difendo la maglia a morte quando gioco, ogni giocata per me è sempre la più importante". Contro la Roma l'occasione per dimostrarlo.