<p><strong>MILANO</strong> - Si è tenuto questo pomeriggio presso il Memoriale della Shoah di Milano il consueto incontro organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio per ricordare la data della deportazione di Liliana Segre. La Senatrice a Vita, nominata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del 2018, ultima sopravvissuta all'Olocausto e testimone dei campi di concentramento nazisti, ha raccontato al pubblico presente la sua testimonianza. Un messaggio di amore, di speranza, di forza, un messaggio privo della minima stilla d'odio.</p> <p>La Senatrice venne deportata proprio la mattina del 30 gennaio 1944, quando aveva poco più di tredici anni, dal binario 21 della stazione di Milano Centrale alla volta del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Alla cerimonia, molto semplice e composta come da tradizione, hanno partecipato centinaia di persone e si sono susseguiti sul palco tra gli altri anche il Presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, il rabbino capo di Milano Alfonso Pedatzur Arbib, don Giuliano Savina responsabile Ecumenismo e Dialogo della CEI, il Chief Executive Officer Corporate nerazzurro <strong>Alessandro Antonello</strong> oltre naturalmente a Liliana Segre.</p> <p>Commosso l'intervento del dirigente nerazzurro che ha dichiarato: "Come FC Internazionale Milano vorrei portare una testimonianza da parte del mondo del calcio che sicuramente nelle ultime settimane non ha trasmesso un messaggio positivo. Noi come Inter vogliamo portarvi il messaggio che i nostri fondatori hanno scritto nell'atto costitutivo della società e che è ancora fonte di ispirazione per tutti noi dirigenti e per tutti coloro che lavorano nel club: 'Noi siamo Fratelli del Mondo'. Con questa citazione i nostri padri fondatori, nel 1908, decisero di staccarsi da un'altra squadra di calcio perché non dava la possibilità alle persone di nazionalità diversa da quella italiana di giocare a calcio: quindi questo è il fondamento ispiratore del nostro club e ancora oggi noi ci ispiriamo a queste parole".</p> <p>"Come lo facciamo? Cerchiamo di farlo in tanti modi, uno di questi è collaborare con la Comunità di Sant'Egidio che vorrei anche ringraziare per l'invito, ma anche con il Memoriale della Shoah: noi l'anno scorso abbiamo voluto portare qui più di 400 ragazzi del Settore Giovanile e siamo molto orgogliosi di aver attivato questa collaborazione, anche perché non nascondo che la nostra missione, oltre che insegnare ai giovani a diventare bravi calciatori, è in primis quella di insegnargli a diventare degli uomini. In questo percorso educativo del club cerchiamo di far vivere loro delle esperienze diverse. Una riflessione mi è nata perché al termine di ogni stagione sportiva facciamo compilare ai ragazzi dei questionari con domande di argomento calcistico ma anche personale, sul come hanno vissuto la stagione: tra queste domande abbiamo chiesto quale fosse l'esperienza che più li aveva segnati. Voglio portarvi un messaggio di speranza perché la maggior parte di questi ragazzi, che spesso ci appaiono distratti e poco impegnati, hanno risposto che l'esperienza che li ha segnati di più è stata quella della visita al Memoriale. Quindi questo per noi è un messaggio molto forte. Un messaggio di speranza, perché significa che i ragazzi oggi possono essere portatori di un messaggio di positività, anche coloro che sembrano più lontani da certe tematiche. I nostri giovani hanno nel loro cuore una sensibilità di cui a volte non teniamo conto".</p> <p>"Vogliamo coltivare e ampliare la collaborazione con il Memoriale e, in quest'ottica, nel 2019 avremo proprio qui un evento importante: una mostra dedicata ad Arpad Weisz, famoso calciatore e ancor più famoso allenatore di origini ungheresi, vittima dell'olocausto. Nel 1929-1930 ha vinto un campionato con l'allora Ambrosiana. Successivamente ha vinto due campionati e il trofeo dell'esposizione universale di Parigi, una sorta di Champions League degli anni '30 alla guida del Bologna. Arpad Weisz fa parte della nostra storia, fa parte del nostro club. Lo vogliamo ricordare in questo percorso di memoria. Reputiamo sia fondamentale insegnare oggi la storia, perché insegna a non ripetere gli errori del passato. È fondamentale che i giovani di oggi abbiano delle testimonianze e che possano vivere questi luoghi, perché con le nuove generazioni queste cose possano non accadere mai più".</p> <p>"Quindi il messaggio che porto da un mondo che a volte non è di esempio, è che tutti i nostri dirigenti e i tifosi dell'Inter sono conosciuti per avere una certa sensibilità, anche se ultimamente alcuni nostri sostenitori non sono stati d'esempio, dati gli episodi di razzismo che mai e poi mai noi come club abbiamo accettato. C'è stato un periodo di riflessione molto forte al quale abbiamo aderito, lanciando poi una campagna molto forte che abbiamo chiamato BUU - "Brothers Universally United". Siamo Fratelli del Mondo ed è questo il messaggio che vogliamo portare al mondo del calcio".</p>