INTER CAMPUS ISRAELE E PALESTINA FESTEGGIA LA CHIUSURA DELL’ANNO

Bambine, bambini e i loro genitori, arabi ed ebrei, in una giornata di gioco sui campi di Gerusalemme e Tel Aviv

Gerusalemme - Il ramadan è finito da una settimana, l'estate e il suo caldo sono già qui, e Gerusalemme diventa, storicamente - negli ultimi anni - un luogo ancora più difficile quando le temperature si alzano. Dai checkpoint alle violenze di strada, dalla rivendicazione religiosa della moschea a quella del muro del pianto, l'estate sembra ricordare ai gerosolimitani il loro triste presente. Tre estati fa la guerra, le ultime due morti, arresti, sequestri e chiusure di interi quartieri per settimane. Ecco perché quando arriva l'estate sul campo di Inter Campus a Beit Zafafa si percepisce ancor di più l'unicità del nostro lavoro. Ed ecco perché non c'è sensazione più unica dell'evento finale che quest'anno ha visto i bambini di Inter Campus Gerusalemme sfidarsi in mini olimpiadi, e cosa forse ancora più emozionante, ha coinvolto i loro papà a giocare insieme, palestinesi e israeliani, mescolati e irriconoscibili, dove l'unica cosa evidente sono stati terzini e attaccanti correre entusiasti e un grande urlare nelle due diverse lingue.

Se i bambini si sono comportati meglio del solito, partecipando con dedizione alle attività, è forse anche perché, nell'altra metà del campetto, i loro genitori hanno dato un esempio concreto di come comportarsi. Ali guarda il papà Hassan che gioca con Sebastian e Ariel e, di conseguenza, gioca con Octavio e Gavriel. Dopo due anni di duro lavoro a Beit Zafafa Inter Campus ha posto le basi per qualcosa di importante. Un nucleo misto ebraico-arabo dove anche i genitori partecipano e dove, alla consegna degli attestati di partecipazione ai bambini, tutti applaudono tutti, grandi e piccoli, ignorando le differenze e chiedendo quando avrà inizio la nuova stagione. Inter Campus, in collaborazione con il partner locale Ghetton e con il sostegno di UEFA Foundation, vuole continuare per dare a questi ragazzi la visione concreta di un futuro basato sulla convivenza e il rispetto dell'altro e chissà, che un domani, Ali e Octavio daranno l'esempio ai loro figli di come, anche attraverso lo sport, sia possibile abbattere barriere e formare ponti che uniscono. Un esempio importante di questo percorso è la nuova squadra femminile di Inter Campus Gerusalemme che coinvolge bambine palestinesi, sfidando una società patriarcale molto chiusa. Fare Inter Campus con le bambine di Beit Zafafa significa dare loro la prima prova tangibile della loro forza, intelligenza e indipendenza. Vuol dire insegnare, inculcare, convincerle se necessario, che come Ahmad, loro fratello grande, torna dopo l'allenamento contento di aver migliorato il tiro, il passaggio, o di aver segnato una doppietta in partitella, così anche loro possono essere testimoni dei loro progressi. Fare calcio femminile a Beit Zafafa non va solo nella direzione dell'educazione delle bambine, al loro corpo e alle loro capacità motorie, ma anche di chiunque sia intorno a questa nuova contagiosa squadra: i bambini che si allenano accanto, i padri e le mamme, così felici e così increduli di vedere le loro figlie in neroazzurro.

Il giorno prima a Tel Aviv, nel quartiere di Elifelet, all'interno della scuola Droyanov che accoglie il progetto, più di 30 bambini e bambine, molti dei quali immigrati e rifugiati, hanno festeggiato anche loro la fine dell'anno Inter Campus, giocato insieme e condiviso con le loro famiglie il percorso di integrazione; un altro momento importante per un Progetto che fa dell'integrazione appunto il suo obiettivo principale, in una terra martoriata dalle divisioni, ricca di contraddizioni ma unica.

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