PATRICK VIEIRA, UNA CARRIERA A GRANDI PASSI

I trofei con l'Inter, la Premier, la nuova vita da allenatore: tutti i "passi" di una grande carriera, nel giorno del 41esimo compleanno

MILANO - Come un rompicapo, un problema da risolvere. Guardare giocare Patrick Vieira trasmetteva una sensazione particolare. Lo osservavi, facendo correre lo sguardo lungo quei 193 centimetri, e te lo immaginavi statuario, certamente, e magari non dotato di grande agilità o di un dribbling sgusciante. Poi però il pallone gli arrivava tra i piedi, o più spesso era lui a recuperarlo, e lì la storia cambiava. Dalla Costa Azzurra ad Highbury, poi in Italia, fino a Milano, alla 'Scala del calcio' e vestito di nerazzurro. In ogni campo calcato, Vieira ha abituato i tifosi ad aspettarsi il tackle prodigioso o il colpo di testa, sì, ma anche passaggi pregevoli, gol spettacolari e quella falcata unica in cui le gambe, lunghissime, iniziavano a muoversi sempre più velocemente.

A Patrick, quelle leve interminabili sono sempre servite anche fuori dal campo e fin da piccolo, in un percorso fatto già dal principio a grandi passi, quasi salti. Il primo arriva a soli 8 anni, e lo porta da Dakar, dove Vieira era nato il 23 giugno 1976, in Francia - prima Trappes, qualche anno più tardi Dreux. Qui le gambe e i piedi devono trovare qualcosa da calciare, e così Patrick inizia la sua trafila nei primi club, fino ad arrivare al Tours. A 15 anni, la sua statura già impressiona, e qualcuno teme che quelle gambe così lunghe possano essere persino un intralcio. Patrick però, prima di tutto, è svelto nella testa, e capisce il gioco come pochi altri alla sua età. Lo noterà il Cannes, che punterà sul centrocampista favorendone la crescita repentina e, di conseguenza, il secondo grande salto della sua carriera, il primo verso l'Italia. Nelle briciole concessegli dal Milan di Capello in quell'unica stagione (1995-96), Vieira non riesce a convincere nessuno. A rilanciarlo arriverà quindi Arsène Wenger, da poco tecnico dell'Arsenal, che era rimasto rapito da Patrick vedendolo giocare in Francia.

Il connubio funziona fin dal primo momento. A Londra Vieira rimarrà nove stagioni, e dal talento promettente sboccerà un centrocampista completo, che per i successivi 15 anni rappresenterà uno dei modelli a cui aspirare per gli amanti del ruolo. Incastonato nel cuore di una squadra favolosa, distrugge, pensa, crea e, spesso e volentieri, fa gol. Alla fine saranno 57 i timbri coi Gunners, di cui diverrà anche capitano, in quasi 500 presenze. Un periodo straordinario per il francese, in cui arrivano anche i successi con la nazionale transalpina in Coppa del Mondo (1998) e all'Europeo (2000). Ma l'Italia è una sfida ancora aperta per 'Pat', che nel 2005 sceglie la Juventus e ritrova Fabio Capello. Anche questa volta, però, il rapporto col tecnico durerà soltanto una stagione, alla fine della quale, dopo la retrocessione dei bianconeri, Vieira sposa il progetto dell'Inter, proprio all'alba di una delle ere più vincenti della storia nerazzurra. Il carisma e l'esperienza del centrocampista sono fondamentali per forgiare un gruppo affamato di trionfi, che infatti arriveranno fin da subito, con un suo contributo chiave. La doppietta al suo esordio in Supercoppa Italiana contro la Roma è determinante nella rimonta della Beneamata da 0-3 a 4-3, prima perla di una stagione che si concluderà con lo Scudetto nerazzurro numero 15. Arriveranno molti altri trofei per lui e l'Inter, prima del ritorno in Premier, al Manchester City, che farà da anticamera alla carriera da allenatore, portata avanti oggi sulla panchina del New York City. Nel giorno del suo 41esimo compleanno, tutta l'Inter augura a Vieira il meglio per questo suo nuovo grande passo. Che, ne siamo certi, non sarà l'ultimo.

Alessandro Bai

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