LAZIO-INTER, MEAZZA E QUATTRO GOL PER LA STORIA

Il 5 novembre 1933 "Pepìn" decide di entrare nella Storia alla sua maniera: segnando

MILANO - Un poker, come quelli che amava calare sul tavolo da gioco, di cui era abituale frequentatore. Giuseppe Meazza, per tutti "Pepìn", il 5 novembre 1933 decide di entrare nella storia dell'Inter. Ancora una volta e alla sua maniera: segnando. Quel giorno, allo "Stadio Nazionale" di Roma, si gioca la nona giornata del campionato di Serie A e i nerazzurri di Árpád Weisz affrontano la Lazio, allenata da un altro danubiano, l'austriaco Karl Stürmer. L'Ambrosiana-Inter, rafforzatasi in estate su richiesta del tecnico magiaro con gli acquisti in mediana di Alfredo Pitto e dell'italo-uruguaiano Ricardo Faccio, è reduce dalla vittoria netta nel derby giocato nel turno infrasettimanale e vuole mantenere la testa della classifica, che occupa con due punti di vantaggio su Triestina e Juventus, quest'ultima attesa la settimana successiva all'"Arena" di Milano per lo scontro diretto.

Contro i biancocelesti l'Ambrosiana-Inter, che oltre al fuoriclasse Meazza schiera a centrocampo il geometrico Giuseppe "Gipo" Viani e come attaccante lo 'sfondareti' Levratto, dopo 12' è già in vantaggio. Errore del centrocampo laziale, palla recuperata e recapitata dal mediano triestino Renato De Manzano a Meazza, che supera con un guizzo il portiere avversario Sclavi. L'1-0 reggerà solo dieci minuti, con il pareggio dei padroni di casa firmato al 21' da Piero Pastore. La partita è combattuta e decisa da qualche errore, soprattutto da parte dei biancocelesti, ma dopo l'intervallo si trasforma in un "one-man show". Ovviamente di Giuseppe "Pepìn" Meazza. In meno di mezz'ora, tra il 47' e il 76', il ragazzo nato a Porta Vittoria dà un saggio del suo talento, non solo tecnico.

Prima è bravo a finalizzare, con due dribbling da fuoriclasse e un tiro potente e preciso, un'azione al limite dell'area di Viani e De Manzano, poi è intelligente nel seguire un'iniziativa di Levratto e nello sfruttare l'assist dell'uruguaiano Francisco "Tito" Frione, che gli permette di segnare a porta vuota. Infine, quando manca meno di un quarto d'ora alla fine, Meazza si fa trovare pronto su un angolo ben battuto dal solito Levratto per deviare il pallone di testa. È 1-4 e quello sarà anche il risultato finale allo "Stadio Nazionale", anche grazie alle parate del portiere dell'Ambrosiana-Inter Carlo Ceresoli nei minuti finali. I nerazzurri escono tra gli applausi del pubblico biancoceleste e scrivono un piccolo capitolo della storia della Beneamata. Per la prima volta, dopo tre pareggi e due sconfitte, il club lombardo riesce infatti a battere la Lazio a Roma. Da parte sua, Meazza, che con i biancocelesti avrà sempre un conto aperto (è lui il massimo marcatore nella storia della sfida con 18 reti), diventa, con il poker dello "Stadio Nazionale", il primo giocatore a realizzare per due volte quattro reti in una stessa partita di Serie A con la maglia dell'Inter. Dopo di lui ci riusciranno Bruno Quaresima nel 1947-1948 e, tra il 1973 e il 1974, Roberto Boninsegna, che di Meazza era stato allievo nelle giovanili nerazzurre.

Un trionfo e un primato, consolidato con la vittoria nello scontro diretto con la Juventus, che però non basterà al "Pepìn" e agli uomini di Weisz per vincere lo scudetto, finito proprio ai bianconeri. I nerazzurri concluderanno al secondo posto il torneo, ma sul prato dello "Stadio Nazionale", Giuseppe Meazza, meno di un anno dopo quello storico poker, si toglierà un'altra soddisfazione, molto più grande. Su quel campo, il 10 giugno 1934, l'attaccante dell'Ambrosiana-Inter si laureerà infatti campione del mondo con l'Italia di Vittorio Pozzo. Ma il pensiero a quel magnifico pomeriggio di novembre, in cui era entrato nella Storia con la maglia del suo cuore, non ha mai abbandonato "Pepìn". Meazza è stato il primo grande fuoriclasse italiano e addosso, oltre che nell'anima, aveva i colori nerazzurri.

Roberto Brambilla

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