15 MAGGIO 1966, IL GIORNO DELLA STELLA

Cinquantuno anni fa, in un San Siro gremito, il poker contro la Lazio sancisce l’ennesimo successo di uno dei periodi più vincenti della storia nerazzurra

1/6

MILANO - "Il nostro decimo scudetto è come un francobollo che completa, con la stella d'oro, una già ricca collezione". Le parole di chi ha fatto del successo nerazzurro una ragione di vita sono quelle che più aiutano a capire l'importanza del 15 maggio 1966 per la storia dell'Inter.

Quel giorno, un 4-1 alla Lazio in un San Siro gremito sancisce, come sottolinea giustamente Angelo Moratti, l'ennesimo successo di uno dei periodi più vincenti della Beneamata. Uno, però, dal sapore particolarmente dolce. È il decimo scudetto che dà diritto a quella stella d'oro che, come deciso dalla Federcalcio, andrà vestita dalla parte del cuore. Qualcosa che "vincendo o perdendo nel futuro altri scudetti, rimarrà sempre sulle maglie" come rimarcato ancora dal presidente di allora. Un'impresa la cui dimensione sarebbe stata più chiara oltre 50 anni dopo, quando a veder scintillare quel simbolo sulla propria maglietta saranno, in Italia, soltanto tre squadre.

La corsa nerazzurra verso quello storico scudetto si apre il 4 settembre del 1965 con un 5-2 casalingo al Varese, impreziosito da una doppietta di Giacinto Facchetti. Una sorta di dichiarazione di intenti poi fedelmente mantenuta: nessuno, nemmeno il Ferencváros di Flórián Albert o il Real Madrid di Ferenc Puskas in Europa, riuscirà a piegare la squadra di Helenio Herrera fra le mura amiche. Eppure, anche in Serie A, gli ostacoli non sono facili, ma vengono ampiamente superati durante il percorso, come prova della determinazione di un gruppo lontano dall'essere soddisfatto nonostante un trionfo nel campionato passato, due Coppe dei Campioni consecutive e altrettante vittorie in Coppa Intercontinentale. La formazione è la stessa delle gesta eroiche di pochi mesi prima, ma la voglia di cucirsi quella stella sul petto è tanto forte da ricaricare batterie e motivazioni.

La sfida alla Lazio, alla penultima giornata, arriva in un momento delicato. L'Inter ha già dimostrato, nel corso della stagione, la propria superiorità, ma, a cavallo tra aprile e maggio, due pareggi e una sconfitta contro il Bologna vedono proprio i rossoblu riavvicinarsi. Dovendo tornare a 'San Siro' per due difficili gare consecutive, la Beneamata si impone autorevolmente nella prima (3-1 sulla Juve, sempre con un doppio sigillo di Facchetti) e attende la Lazio nello scontro decisivo. In una partita in cui l'obiettivo sembra ormai così vicino, il sangue freddo e l'esperienza dei campioni sono fondamentali. Va poi aggiunta la voglia di riscatto di una Inter che si è vista negare dal Real Madrid, in semifinale, la possibilità di conquistare la terza Coppa dei Campioni di fila.

Il successo in campionato non può scappare. Non dopo una stagione del genere, non davanti a un pubblico già in festa. I nerazzurri provano a partire forte, ma il caldo milanese e una Lazio solida si scontrano coi propositi degli uomini di Herrera di chiudere velocemente la gara. Serve il colpo del fuoriclasse, e a tirarlo fuori è Luis Suárez. La punizione che si contende con Mario Corso sul finire di un primo tempo bloccato è una sassata che lascia impietrito il portiere Gori. Per il magnifico 'Architetto' interista, però, è appena l'inizio di una giornata che confermerà la sua stoffa da leader. Il pareggio laziale potrebbe raffreddare gli entusiasmi di tante squadre, non di una Inter così determinata a stamparsi sul petto l'ambito simbolo. Mazzola fa 2-1 da rapace, poi è ancora Suárez, dopo un assolo straordinario, a causare l'autogol di Governato. Al poker finale di Domenghini, migliaia di tifosi nerazzurri sono pronti all'invasione di campo, che puntualmente arriverà qualche minuto dopo.

Su tante bandiere è già visibile il simbolo del decimo scudetto. Dopotutto, tra i colori di quella 'notte splendida' che, nel 1908, ispirò i colori dello stemma, c'era anche l'oro delle stelle. Cinquantotto anni dopo, l'Inter se lo sarebbe anche cucito sulla maglia. E nessuno l'avrebbe più tolto.

 

Alessandro Bai

Powered by


 English version  日本語版  Versi Bahasa Indonesia  中文版 

Carica altri risultati