THIAGO MOTTA: UN EROE DEL TRIPLETE RINATO A GENOVA

Aspettando Inter-Genoa, con MondoFutbol.com ripercorriamo le tappe più importanti della carriera del centrocampista italobrasiliano, campione d'Europa con la maglia nerazzurra

MILANO - 28 aprile 2010, Camp Nou, 28' di Barcellona-Inter. L'arbitro belga De Bleeckere sventola in faccia a Thiago Motta il cartellino rosso per una mano sul volto di Sergio Busquets. E gli occhi del calciatore nerazzurro, d'un tratto, sono un misto di incredulità e tristezza. Stati d'animo che, quasi naturalmente, mutano in rabbia uscendo dal campo. Sono reazioni comprensibili, identiche a quelle che sta provando ogni tifoso nerazzurro. L'incredulità per un rosso eccessivo, la tristezza per una semifinale di Champions finita anzitempo e la rabbia per una decisione che Motta reputa ingiusta. Ma la collera, nel giro di pochi secondi, diventa sconforto. Davanti a centomila persone che invocano la remuntada dei campioni d'Europa in carica, con la squadra nerazzurra in inferiorità numerica per un'ora di gioco, il sogno potrebbe andare in frantumi, proprio al penultimo passo di un percorso che sia l'Inter sia il centrocampista italo-brasiliano hanno affrontato lasciandosi alle spalle delusioni e sofferenze. 

Perché quel traguardo, il ritorno al Camp Nou, per Thiago Motta era il riscatto di una carriera, che proprio a Barcellona aveva avuto la sua svolta decisiva. Lì era arrivato nel 1999, a 17 anni, dalla Juventus di San Paolo, dopo essersi messo in mostra con la selezione Under 17 brasiliana in un torneo disputato in Uruguay. Era stato voluto da Llorenç Serra Ferrer, allora direttore tecnico blaugrana, che gli aveva così dato modo di osservare da vicino il suo idolo, Rivaldo. La sua permanenza al Barça dura otto stagioni: 142 presenze, una Champions League, due campionati e due Supercoppe di Spagna, ma soprattutto un paio di scarpini donatigli dal grande Rivaldo. Ci sono, però, anche gli infortuni. L'11 settembre 2004, contro il Siviglia, si rompe i legamenti del ginocchio destro. Nelle due stagioni successive passa diverso tempo fermo ai box e, nell'estate 2007, si trasferisce all'Altetico Madrid. Firma un contratto annuale, che non gli sarà rinnovato a causa di un infortunio. Stavolta è l'altro ginocchio a fare crack. Gioca solamente dieci partite con i colchoneros.

Un'antica tradizione del popolo Masai impone il rito della rasatura dei bambini. È una delle ultime operazioni prima dell'ingresso dei fanciulli nel gruppo dei guerrieri. Così, in un Genoa-Cagliari del 29 ottobre 2008, Thiago Motta è in campo con i capelli completamente rasati. Pronto per la guerra. Quella sera, con un perfetto inserimento in area, infila Marchetti e segna il suo primo gol in Italia, una terra a cui è legato da sempre, ma che fino ad allora non aveva mai vissuto. Cent'anni prima Fortunato Fogagnolo, il suo bisnonno, era partito da Polesella per il Brasile. La rinascita di Thiago passa per il tragitto compiuto dal suo avo, ripercorso al contrario e con un lungo scalo in Spagna. A Genova lo portano Sandro Canovi, suo agente e amico, e Matteo Preziosi, che convince il padre Enrico con una semplice frase: 'Motta? Non ci credo neanche se lo compri'. L'ex Barcellona torna a giocare ai livelli che gli competono.

E alla fine della stagione 2008/09 è pronto per riassaporare l'Europa, stavolta con la maglia dell'Inter. Quando approda alla corte di Mourinho, accanto a lui c'è Diego Milito. Loro due, insieme a Eto'o, nella seconda giornata di campionato, costruiscono l'azione che è il manifesto programmatico di una stagione da sogno. Al 29' del derby contro il Milan, Motta riceve da Zanetti e, di prima, serve con un tocco d'esterno il camerunense, che a sua volta appoggia a Milito: stop del 'Principe' e palla dentro, proprio per l'inserimento di Thiago Motta, che apre il piatto sinistro e fredda Storari.

Il resto di quella stagione appartiene alla storia, S maiuscola per tutti i cuori nerazzurri. Dal 4-0 con cui l'Inter sconfigge i rossoneri all'interminabile sofferenza di quella notte al Camp Nou. Il sogno non si sarebbe infranto al 28' di Barcellona-Inter, né per Thiago né per l'Inter. Perché quella squadra si dimostra più forte di tutto e di tutti, consacrandosi nell'indimenticabile notte di Madrid. La notte del Triplete, in cui lo sguardo di Thiago contempla tutta la gioia del popolo interista: l'Inter è di nuovo campione d'Europa.

Davide Zanelli


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