MILANO - Sulla copertina de "L'Intrepido", settimanale di culto nato come giornale a fumetti per poi assumere una vocazione sportiva, nel maggio 1987 si celebrava un centrocampista all'apice della sua carriera: "Trionfa Bagni, il principe dei gregari." Il nativo di Correggio fu uno dei grandi protagonisti nel primo scudetto del Napoli.
"Anche nell'ombra si può essere grandi", recitava la rivista più letta dagli adolescenti dell'epoca. Calcio e fumetti, due passioni che si ritrovavano semplicemente sfogliando pagine ricche di immagini e aneddoti sui campioni di allora. Bagni era uno di loro. E il suo racconto ha avuto una svolta precisa, nata da un incontro, come spesso accade nel calcio, in cui situazioni e incastri particolari determinano il fluire di una carriera.
È infatti la maglia nerazzurra a cambiare il futuro del mediano emiliano. Salvatore Bagni, sulla cresta dell'onda dopo una stagione da record a Perugia, lascia il leggendario gruppo degli "imbattibili" d'Umbria (chiusero al secondo posto il campionato, senza mai subire una sconfitta) per approdare a Milano nel 1981. Lì incontra Rino Marchesi, l'uomo che gli disegna un nuovo ruolo. Da quel momento Salvatore non sarà più un'ala, ma si sposterà al centro.
"La seconda parte della mia carriera - disse a IlPosticipo.it - la devo tutta a lui, che mi cambiò ruolo da ala a mediano. Ci sentiamo tuttora: Marchesi è una persona meravigliosa."
Bagni non diventa "solo" un mediano ma si trasforma in uno dei centrocampisti più apprezzati d'Europa. Un autentico "tuttocampista", precursore di un ruolo che oggi è vitale nell'economia di ogni squadra. Marchesi ci aveva visto giusto. Carisma, grinta e tecnica. Salvatore aveva tutte queste caratteristiche già da ala tornante, ma solo grazie alla sua nuova posizione in campo riuscì a coniugarle alla perfezione.
Tra le partite che meglio possono qualificare l'essenza del Bagni calciatore c'è sicuramente quella di una notte europea in cui gli olandesi del Groningen affrontarono l'Inter a Bari. Il 2-0 subito all'andata metteva i nerazzurri in una posizione complicata. Era necessario che qualcuno salisse in cattedra. Ecco dunque il "tuttocampista" inventato da Marchesi che, nel frattempo, era tornato a Napoli. Sulla panchina dell'Inter, nell'atipica notte d'Europa in Puglia, c'era Gigi Radice, che apprezzando l'intuizione del suo predecessore schierò Bagni come mediano.
È in quella serata di Coppa UEFA che il "principe dei gregari" mostra tutto il suo potenziale. La partita è un trionfo, finisce 5-1, e tra i tanti tifosi nerazzurri presenti a Bari resta nella memoria l'effigie di un condottiero al centro del campo. Riccardo Ferri ne La tribù del calcio su Premium ricordò "ad ogni gol andavamo ad esultare sotto la panchina del Groningen, dopo il quinto gol Bagni si avvicinò e mostrò la mano aperta a indicare i cinque gol." Timido, mai, "Tore".
Era destino che seguisse il suo maestro, Rino Marchesi, anche a Napoli, con il carattere che lo ha sempre contraddistinto e un bagaglio tecnico ereditato dall'esperienza fondamentale all'Inter.
Arrivò dall'Umbria come una promessa, se ne andò da Milano con le stigmate da campione. La maglia nerazzurra gli aveva dato un'altra dimensione. Salvatore Bagni, da parte sua, non ha mai abbandonato la passione per il calcio, tenuta viva ogni settimana con viaggi in giro per l'Europa, dove si muove per osservare nuovi talenti. Il suo amore per il Gioco è rimasto immutato, genuino, un po' come quello che si leggeva una volta sulle pagine dell'Intrepido. Quelle dove appariva lui, un umano tra i supereroi: il principe dei gregari.
Bruno Bottaro - MondoFutbol.com