BERGOMI: "ERA DESTINO CHE DOVESSI VESTIRE SOLO QUESTA MAGLIA"

Ospite di Memorabilia su Inter Channel, l'ex difensore ripercorre i 20 anni con la nostra casacca

APPIANO GENTILE -  Nuova puntata di "Memorabilia" in onda su Inter Channel. L'ospite di quest'oggi è Giuseppe Bergomi, storico difensore nerazzurro per ben 20 stagioni: "Nella mia carriera ho provato un po' tutto, 20 anni di Inter fino all'esperienza con la Nazionale, da allenare nel Settore Giovanile sino a diventare commentatore televisivo. Ho iniziato a giocare nel campo di Rogoredo prima di approdare nelle giovanili dell'Inter".

"Ricordo l'esordio con la maglia nerazzurra in Coppa Italia contro la Juventus, anche se le partite con il Real Madrid sono quelle che hanno caratterizzato la prima parte della mia carriera, dalla semifinale di Coppa dei Campioni fino alle semifinali di Coppa Uefa. Nel 1982 ho avuto la fortuna di giocare la finale del mondiale, quando vinci quel trofeo a 18 anni hai raggiunto il massimo traguardo della carriera".

Gli anni 80', vissuti da protagonista nella costruzione del campionato più bello del mondo, la Serie A: "Quando ho iniziato nell'Inter c'era solo uno straniero, poi col passare degli anni, il numero è aumentato fino ad arrivare all'Inter guidata dai tedeschi. In quel periodo tutti i gradi campioni giocavano nel nostro paese, a Udine c'era Zico, a Napoli Maradona. Ogni domenica dovevamo affrontare giocatori come Van Basten, Gullit, Mancini e Vialli".

Un'Inter che inizia a diventare grande con tre ragazzi cresciuti nel Settore Giovanile: "Io sono stato il primo ad arrivare, poi arrivò Zenga e successivamente Riccardo Ferri, reduce da un infortunio al braccio. Il Settore Giovanile dell'Inter, sia allora che oggi, ha sempre dato tanti buoni giocatori. Chi viene dalle giovanili di un club solitamente diventa un punto di riferimento per molti altri compagni".

La squadra del 1989 ha vinto poco rispetto a quanto si poteva fare: "Si, non era facile ma probabilmente è vero. Nella stagione successiva siamo usciti subito in Coppa dei Campioni contro il Malmö. Quella gara ci avrebbe potuto dare un'autostima diversa per poter andare avanti. Forse ci è mancata un'altra coppa o un altro campionato, ma indubbiamente la concorrenza era molto attrezzata".

I mondiali di Italia 90', una ferita che rimane ancora: "In quella competizione ero capitano, giocavo il mio terzo mondiale. Non averlo vinto in casa mi fa ancora male".

La Coppa Uefa del 1998, decisa da un grande giocatore: "Ronaldo in quella stagione ma soprattuto in quella coppa è stato incredibile. Nella semifinale giocata in Russia mi ricordo che il campo era pieno di neve, ma lui era in grado di dribblare senza problemi. Con Simeone, Moriero e Djorkaeff la squadra era molto forte".

Trapattoni e Simoni, quanti analogie nel loro successi: "Trapattoni è stato un maestro nel riuscire a creare un gruppo ed esaltare le caratteristiche dei giocatori. Con Simoni ho fatto una grande stagione. Tutti e due hanno avuto in rosa i più grandi stranieri con cui ho giocato, Lothar Matthaus e Ronaldo".

Poi l'ultima stagione in nerazzurro, nel 1999: "Non pensavo fosse il mio ultimo anno, credevo di continuare a giocare in nerazzurro. Dopo l'Inter ho deciso di non giocare più in nessun'altra squadra, il destino ha volutò così".

"Successivamente ho studiato da allenatore, ho allenato nel Settore Giovanile e ho avuto diverse proposte che non ho mai voluto accettare. Il tuo record di presenze superato da Zanetti?  Javier è stato bravo, ha superato annate difficili prima di vincere tutto. Con il campionato a 20 squadre e almeno 6 gare nelle competizioni europee, ho capito che Javier avrebbe potuto superare il mio record. Di 756 gare con l'Inter ne rigiocherei due: la più bella, un 4-0 alla Juventus del 1984 e il ritorno di Coppa contro il Bayern Monaco del 1988".


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