INTER-CAGLIARI: IL CORAGGIO DI BONIMBA

In collaborazione con MondoFutbol.com un magnifico ritratto di Roberto Boninsegna, interista indomito

MILANO - Sembra che il termine "Bagonghi" derivi da "Ba Kango", una tribù pigmea dell'Africa occidentale. Per questo, secondo alcuni, con qualche adattamento in italiano, il vocabolo sarebbe passato a identificare le persone affette da nanismo impiegate come clown o giocolieri nei circhi di inizio Novecento. Uno degli ultimi e più celebri Bagonghi fu Checco Medori, un clown romano attivo fino al 1951 e capace di rivoluzionare il concetto di comicità in ambito circense.

Gianni Brera, mosso da uno dei suoi geniali slanci creativi, si ricordò di quel clown del Circo Togni quando, sul finire degli anni '60, osservò da vicino un attaccante del Cagliari. Un ragazzotto poco più che ventenne e pieno di rabbia agonistica, con il naso schiacciato, da pugile, che giocava accanto a un suo pupillo, il magnifico "Rombo di tuono" Gigi Riva. Si chiamava Roberto Boninsegna: aveva una grossa testa piena di capelli, era nato a Mantova e cresciuto nelle giovanili dell'Inter, dove sognava un giorno di tornare. Brera, ripensando a Checco Medori, unì Boninsegna e Bagonghi. Nacque 'Bonim-Bagonghi', che divenne presto Bonimba, il biglietto da visita con cui quel giovane attaccante avrebbe fatto la storia del calcio italiano.

Al momento, Roberto visse l'appellativo come un'offesa, un modo per prendere in giro la sua statura. Ma non conosceva il coraggio di Medori, Bonimba. Non sapeva che, nel 1951, durante uno spettacolo a Bolzano, il nano aveva perso la vita nel tentativo di spegnere un incendio nel tendone di un circo. Si era arrampicato su un pennone di sostegno, con un estintore in braccio, ma le fiamme lo avevano travolto.

Brera aveva visto quello stesso coraggio in Boninsegna, che sembrava non avere alcun timore di mettere la testa dove viaggiavano le suole in ferro degli arcigni liberi battitori. Bonimba giocò tre stagioni in Sardegna, legando in particolar modo con Gigi Riva. Non segnò molto in Serie A (23 reti in 83 presenze), ma in un'estate riuscì a diventare il primo italiano capace di vincere la classifica marcatori di un campionato straniero. Nel '67, infatti, alcuni giocatori del Cagliari e il tecnico Manlio Scopigno parteciparono alla nascente North American Soccer League rappresentando i Chicago Mustangs. La squadra non riuscì a qualificarsi per i play-off, ma ebbe il quarto miglior attacco del torneo. Delle venti reti segnate, undici portavano la firma di Bonimba.

Due stagioni dopo, nell'estate del 1969, arrivò la chiamata dell'Inter. A sei anni dal rifiuto del Mago Herrera, che non lo aveva ritenuto pronto per quella che stava per divenire la "Grande Inter", Bonimba avrebbe avuto l'occasione di riscattarsi. Lasciò Cagliari, riservando alla Sardegna un angolo del proprio cuore, e decise di inseguire il suo sogno di bambino. I rossoblù di Scopigno, nella stagione successiva, riuscirono nell'impresa di portare, per la prima volta, lo scudetto sull'isola. Roberto fu costretto a osservare la festa da Milano, complimentandosi da lontano con l'amico Riva. Ma era felice, perché in nerazzurro si sentiva a casa. E mentre Corso gli faceva notare che, con lui in campo, la Grande Inter sarebbe stata ancora più grande, i suoi sogni prendevano forma.

Dopo un'estate messicana quasi perfetta, in cui si tolse la soddisfazione di segnare nella Partita del Secolo e firmare un effimero pareggio in finale contro il maestoso Brasile, Bonimba era pronto per entrare nella storia con i colori che amava. Nella stagione 1970-71, l'Inter di Invernizzi vinse lo scudetto, l'undicesimo della sua storia, mettendosi dietro Milan e Napoli. Boninsegna, con 24 reti segnate, si laureò capocannoniere del campionato.

Il 2 maggio '71, il 5-0 rifilato al Foggia chiuse una rimonta storica ai danni dei cugini rossoneri. La festa iniziò al 7' del primo tempo. Grande apertura di Corso per Facchetti, che se ne va sulla sinistra con una delle sue proverbiali galoppate e crossa in mezzo per Bonimba. È un gol in rovesciata la sua ventiquattresima perla. Un gesto tecnico folle e coraggioso, un po' come le acrobazie del Bagonghi Checco Medori al Circo Togni. Questo è stato Bonimba, Roberto Boninsegna, interista indomito con il Cagliari nel cuore.

Davide Zanelli


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