MILANO - Trentatré anni. Senza mai fermarsi. Lo Sparta Praga, prossimo avversario dell'Inter, in Europa è di casa. Non manca una stagione continentale dal 1983-1984 e l'ultima sua avventura nelle Coppe l'ha chiusa, dopo aver eliminato la Lazio, nei quarti di finale dell'Europa League 2015-2016 contro il Villarreal. Una presenza costante, frutto di una tradizione e di una cultura di calcio che pochi hanno nell'Europa centrale. Più di 120 anni di una storia, iniziata nella Praga degli Asburgo per la voglia di fare sport di un gruppo di ragazzi guidati dai fratelli Václav, Bohumil e Rudolf Rudl e che dal 1893 ha prodotto campioni, come Oldřich Nejedlý che trascinò la Nazionale cecoslovacca alla finale del Mondiale 1934 o Tomáš Rosický che è tornato allo Sparta nel 2016 per chiudere la carriera, e tanti trofei. Trentatré campionati vinti tra Cecoslovacchia e Repubblica Ceca, quattordici Coppe nazionali e qualche acuto europeo, come la semifinale di Coppa delle Coppe raggiunta nel 1973 o l'ottimo percorso nella Coppa dei Campioni 1991-1992.
Un club che si contende la supremazia cittadina con lo Slavia (il sentitissimo derby con i biancorossi si gioca dal 1896, l'ultimo proprio questa domenica: sconfitta interna dello Sparta per 0-2, che è costata la panchina al tecnico Zdeněk Ščasný) e che ha il suo cuore in due luoghi: il gigantesco stadio Strahov, pensato per ospitare grandi manifestazioni sportive e ora riconvertito nel centro sportivo dove si allenano prima squadra, riserve e settore giovanile, e la 'Generali Arena'. Un impianto che per tutti, nonostante il nuovo nome legato alla sponsorizzazione, rimane semplicemente lo Stadion Letná, un tempio del calcio praghese, situato nel quartiere omonimo su una collina da cui si vede il Duomo di Praga. Un campo che ha cambiato più volte pelle, ma che mai ha perso un segno distintivo: il calore dei suoi tifosi. Saranno loro un importante alleato per i cechi nel match contro l'Inter che a Praga ha giocato solo una volta in una partita ufficiale, contro il Dukla nel 1986 (vittoria 0-1 e gol di Altobelli).
Una squadra quella che giovedì sarà affidata temporaneamente al 'triumvirato' Hejkal - Holoube - Svoboda, arrivata in Europa League dopo aver perso il terzo turno preliminare di Champions League con la Steaua Bucarest, che si è profondamente rinnovata nell'ultimo mercato. Oltre ai due giovani talenti Ladislav Krejčí e Patrik Schick, approdati in Serie A rispettivamente al Bologna e alla Sampdoria, sono stati ceduti il talentuoso attaccante nigeriano Kehinde Fatai e soprattutto il difensore Jakub Brabec, capitano della Nazionale Ceca U19, seconda all'Europeo 2011. Al loro posto la società, proprietà del magnate Daniel Křetínský, ha scommesso su due giovani del '95, come il difensore russo, ex Dukla Praga, Vyacheslav Karavaev e il centrocampista ceco Daniel Holzer, e su tre ritorni eccellenti: quello del 'compositore di calcio' Tomáš Rosický e dei due Kadlec, Michal e Václav.
Il primo, Michal, che divide lo spogliatoio con Martin Frýdek jr. come avevano fatto i loro padri in Nazionale agli Europei del 1996, assicura leadership ed esperienza internazionale alla difesa in cui figura anche l'ex Fiorentina Mazuch; il secondo, Václav, porta tanto talento in attacco. Un reparto offensivo in cui il 24enne cresciuto nel Bohemians 1905, classe e tecnica ma sempre un qualcosa di incompiuto, può segnare o fornire assist alle punte come il 22enne Lukáš Juliš o David Lafata, veterano e bomber da quasi 200 gol nella massima serie ceca. Una formazione con pochi stranieri (oltre al russo Karavaev, c'è l'interessante terzino dello Zimbabwe, Costa Nhamoinesu) che nella gestione Ščasný tatticamente cambiava spesso assetto tattico (3-5-2, 4-4-2 o 4-5-1) e che punterà sulla grinta e anche sugli inserimenti di Josef Šural e Bořek Dočkal, veloci e con 'il vizio del gol'. Per i praghesi, infine, c'è una tradizione importante a favore: da sedici anni nessuna squadra italiana vince alla "Generali Arena".
Roberto Brambilla