CAMBIASSO PROTAGONISTA DI INTER LEGENDS

L'ex centrocampista nerazzurro ripercorre su Inter Channel le tappe della sua carriera: "Il Triplete il momento più bello, ma i titoli più importanti sono stati i primi"

MILANO - "Dico solo che cercherò fin dal primo allenamento e dalla prima partita di dare tutto per permettere all'Inter di raggiungere gli obiettivi che competono ad un club così importante e con tale voglia di vincere. Speriamo di riuscirci perché è questa la sfida che stiamo per affrontare". Così parlò Esteban Cambiasso da Buenos Aires al suo arrivo all'Inter nel 2004. "Con il Cuchu ci conosciamo da tanto, con lui ho vissuto tante belle esperienze. Una delle sue qualità è quella di essere sempre pronto, in qualsiasi momento". La firma in calce è quella di Javier Zanetti, impressione confermata da Roberto Mancini: "Era un giocatore importante in campo e fuori dal campo, per la sua esperienza".

Inter Legends, in onda questa sera alle 21 su Inter Channel, ripercorre la carriera nerazzurra di un giocatore che l'appellativo di "leggenda" se l'è cucito addosso poco a poco, partita dopo partita. Cambiasso arriva all'Inter nell'estate 2004 e si prende il centrocampo dopo un paio di match: 430 partite in 10 stagioni, un minutaggio incredibile e un palmarès che recita 5 Scudetti, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Champions League 1 Coppa del mondo per Club.

Tra i ricordi argentini e la prima esperienza europea al Real Madrid, si arriva ai giorni dell'Inter: "C'erano tanti giocatori validi, ho lavorato con pazienza e alla fine sono riuscito a fare una bella carriera qua". Veron-Cambiasso diventa la coppia centrale titolare e contro la Roma, il 3 ottobre 2004, arriva il primo gol: "Abbiamo vissuto anni di sfide bellissime, sono sempre state partite divertenti e piene di gol. Tra campionati e coppe ci siamo affrontati molto spesso, ma il ricordo più bello rimane la finale di Coppa Italia a San Siro"

"I trionfi più belli sono quelli del Triplete, tutti ricordano la notte di Madrid. Ma forse quelli più importanti, da dove siamo partiti per costruire un ciclo, sono stati i primi, quelle Coppe Italia del 2004/05 e del 2005/06".

L'estate del 2006 è quella dei Mondiali e di Calciopoli. Paradossalmente c'è ancora più pressione sull'Inter, costretta a vincere: "Era un periodo strano, delicato e difficile. Quando indossi questa maglia non c'è mai una situazione in cui non sei sotto pressione. Vincere quello scudetto sul campo, ricordando Giacinto, mi ha reso felice anche se esultando avevo le lacrime agli occhi".

In campionato il momento più alto è il derby del 23 dicembre 2007. L'Inter va sotto su punizione, reagisce e il gol del vantaggio lo segna proprio Cambiasso: "Una grandissima felicità, la prova che l'importante nel calcio è centrare la porta, poi può succedere qualsiasi cosa".

Lo scudetto più sofferto è stato quello vinto a Parma, partita che Esteban guarda dalla panchina per un infortunio patito nei minuti finali contro il Siena: "Durante una stagione c'è un momento in cui le cose non girano. Se capita a poche partite dalla fine le cose si mettono male. Per fortuna alla fine siamo riusciti a reagire, insieme a quello del Triplete penso che sia stato quello più sofferto".

La stagione successiva porta José Mourinho sulla panchina dell'Inter: "Lui cercava di trasmettere sicurezza ai giocatori, che è una cosa fondamentale. Io ho giocato anche da difensore centrale e l'ho fatto senza problemi proprio per questo motivo. Ho fatto il ritiro allenandomi da centrale e ho avuto la possibilità di avere a fianco compagni di squadra come Ivan, Marco, Walter che mi hanno aiutato molto. Mourinho? È un leader: nel calcio, in cucina, in un azienda. Lui ha questa capacità di convincerti che puoi raggiungere qualsiasi obiettivo".

Dopo tre uscite agli ottavi in Champions League, l'Inter nel 2010 affronta il Chelsea a San Siro. Gol di Milito, poi Kalou: "Il Meazza pieno, quelli che avevano vissuto le eliminazioni, tutti pensavano di dover rivivere quei momenti. Invece il gol è stata una grande emozione, uno dei più importanti della mia carriera".

Poi arriva il Barcellona, che aveva vinto la Champions l'anno precedente e la vincerà l'anno successivo: "Devo essere sincero, facevo fatica a crederci anche io. L'andata è stato un grande successo, ma non significava ancora niente. L'idea di subire la rimonta al ritorno ci ha dato più forza".

E per l'atto finale, si torna a Madrid, stadio che Esteban conosce bene: "C'era la mia famiglia e c'erano degli amici che avevo conosciuto quando ero arrivato in Spagna a 15 anni. Siamo andati a giocare con la consapevolezza che quella finale doveva essere nostra".

Nel festeggiare, Cambiasso indossa la '3' di Giacinto: "Nelle settimane precedenti a Siena avevo chiesto a Gianfelice la maglia perché volevo celebrare lo scudetto con lui, e questo era l'unico modo. Passati tre anni non volevo copiare l'omaggio, ma scendendo dal palco con la medaglia Luca, figlio di Giacinto, me l'ha data e mi ha detto: devi indossarla questa sera".


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