DJORKAEFF: “LA ROVESCIATA ALLA ROMA, UN MOMENTO INTERISTA”

La leggenda nerazzurra si racconta a Memorabilia: "In quel gol c’è tutto: San Siro, la curva, i compagni. La maglia dell’Inter non è facile da portare, bisogna capirne la storia"

MILANO - 'Ruolo non tanto ben definito in campo, piedi decisamente educati'. E quel gol in rovesciata alla Roma il 5 gennaio 1997, stampato anche sugli abbonamenti della stagione seguente, un momento indelebile nella memoria degli interisti.

Youri Djorkaeff si racconta ad Alessandro Villa in Memorabilia, in esclusiva su Inter Channel. Ecco un estratto della lunga intervista al campione francese, in onda il 29 febbraio alle ore 21.

Il primo ricordo dell'Inter è un derby, vissuto dagli spalti però: 'Klinsmann, che giocava con me al Monaco e arrivava dall'Inter, mi porta a vedere un derby. Bellissimo. San Siro è uno stadio da calcio. Tutte le immagini che arrivavano dall'Italia erano di stadi con la pista intorno, San Siro era differente, era la cattedrale del calcio'.

Youri arriva in nerazzurro dopo un anno al Paris Saint-Germain: 'Mio papà è stato il primo capitano della storia dei parigini. Io mi sono sempre sentito un cittadino del mondo, però con forti radici in qualunque città sia stato. Quando arrivo in un posto mi impregno della sua storia, prendo le cose buone, rispetto le tradizioni, ascolto prima di parlare'.

Djorkaeff arriva all'Inter nella stagione 1996-1997. Il 5 gennaio, contro la Roma, segna un gol che entra nella storia dell'Inter e della Serie A, che tutti ricordano: 'Sono momenti da interisti, perché è un gol che fa ancora oggi il giro del mondo, si vede San Siro, la maglia dell'Inter, la Curva Nord e i compagni. Sulla tessera dell'abbonamento dell'anno successivo c'è la foto della rovesciata, quando vengo in Italia non tiro fuori il passaporto, tiro fuori l'abbonamento'.

Nei tre anni di Inter, il francese è entrato anche nella storia dei derby: 'Gli occhi del mondo erano su Milano, mi è sempre piaciuto il derby. Mi piaceva andare in pullman da Appiano Gentile allo stadio, il traffico, la gente'.

Nell'Inter di Gigi Simoni e Youri Djorkaeff arriva nell'estate '97 il giocatore più forte del mondo, Ronaldo: 'Prima di comprarlo ne abbiamo parlato con Massimo Moratti. Lui è venuto ad Appiano Gentile e mi ha detto che c'era la possibilità di acquistare Ronaldo, ma voleva il mio parere. Gli ho detto: compralo subito. Sarà un giocatore che porterà la squadra a un altro livello, abbiamo bisogno di giocatori così'.

Nella settimana che porta alla doppia sfida alla Juventus, in campionato a Torino domenica 28 febbraio e a San Siro per il ritorno delle semifinali di TIM Cup il 2 marzo, non può mancare il ricordo della sfida del 4 gennaio 1998, giocata al 'Meazza' e decisa proprio da una rete ad inizio ripresa del numero 6 nerazzurro: 'Per una volta che ho corso più veloce di Ronaldo! Quando aveva la palla tra i piedi non gli stavi dietro. Io ho seguito l'azione e mi sono fatto trovare sul secondo palo. Era difficile battere quella Juventus, era forte ma l'abbiamo battuta in campo'.

La gara di ritorno si gioca il 26 aprile: 'Cosa possiamo dire di quella partita? In quel periodo nel calcio italiano c'era qualcosa che non andava. Nel 1998 abbiamo perso uno scudetto, però poi l'Inter ha vinto tanto perché le cose sono cambiate'.

Nell'estate del 1999 l'addio all'Inter: 'Lippi è arrivato all'Inter e io ho capito subito che non sarebbe andata bene. Ho preferito defilarmi subito per non creare problemi e così me ne sono andato. Ho avuto grandi offerte da tanti club italiani, ma per me in Italia ci poteva essere solo una squadra. L'Inter, e basta'.

Nella carriera di Djorkaeff c'è anche il bis Mondiale-Europeo tra il 1998 e il 2000, per la prima volta nella storia una Nazionale è Campione del Mondo e Campione d'Europa. In quella Francia giocavano Thuram, Desailly, Zidane, Djorkaeff, Lizarazu, originari di Guadalupa, Ghana, Algeria, Armenia e Paesi Baschi: 'Noi francesi siamo il paese dell'ospitalità. La bellezza dello sport è di far vedere alla politica che le cose funzionano quando le persone lavorano bene insieme. Parlavamo lingue diverse, mangiavamo diversamente, avevamo culture differenti, ma in campo avevamo la stessa maglia: una maglia per tutti noi, la maglia della Francia'.

Il lascito di una leggenda nerazzurra come Youri Djorkaeff alle nuove generazioni di interisti non può essere banale: 'La maglia dell'Inter non è facile, bisogna capirne tutta la storia. È una cosa che si merita, si deve portare questa maglia con umiltà, se non c'è quella puoi fare bene per una partita, due, se sei fortunato tre, ma non una stagione intera'.


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