SPORT E CULTURA. TUTTO L'IMPEGNO IN CAMERUN

Affrontare temi sanitari, educativi e sociali attraverso il gioco e l'allegria

'Mon nom è Massimo Ndolé', così esordisco davanti ai cinquanta allenatori educatori provenienti da tutto il Camerun, e si scatena l'ilarità generale, perchè lo Ndolé è come la pizza per noi, un piatto nazionale così tipico da divenire uno stereotipo, come dire 'sono Camerunese'.

Davvero siamo a casa nostra a Mbalmayo: presso il Centro Orientamento Educativo (COE) della Diocesi di Milano abbiamo cominciato 14 anni fa con un progetto di collaborazione in tutto il Paese attraverso le molteplici attività del Centro Sportivo Camerunese, gestito da Francis Kammogne.

Innumerevoli le iniziative svolte assieme ai giovani in supporto a programmi sanitari, di integrazione e scolarizzazione. In questo periodo ad esempio è molto attivo un programma di prevenzione dalle malattie causate dall'acqua putrida.  L'attività sportiva, pertanto, funge da catalizzatore dell'attenzione dei più giovani e delle loro famiglie su questi temi.

Il nostro responsabile tecnico Alberto coi due neofiti Davide e Roberto hanno fatto scatenare ottanta bambini in allenamenti coinvolgenti e divertenti, terminando con un piccolo torneo che ha premiato i partecipanti con biscotti e quaderni scolastici.

La nuova sfida ce la propone Joseph Atangana Nzié, il padre nobile di tutte le attività del COE in Camerun: lavorare coi bambini delle carceri minorili. Alberto ed io ci guardiamo in faccia e senza esitazione rispondiamo: 'Ci saremo'.  Inter Campus non si tira indietro: au revoir Cameroun!

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