APPIANO GENTILE - Gary Medel, cileno, 27 anni, interista. Uno che ha già capito cosa vuol dire essere un giocatore nerazzurro e che è in grado di sintetizzarlo in tre parole. Lo ha fatto nel post conferenza stampa rispondendo ad uno dei tre tweet di #3QuestionsToMedel ai microfoni di Inter Channel. La domanda era: tre parole che descrivono l'Inter. La declinazione, ovviamente, è quella di un giocatore che ha fatto della "garra", tipicamente sudamericana, una ragione di essere.
Gary, detto Pitbull per il suo temperamento, è felice di essere in un club come l'Inter, una squadra dove vuole, e sa di poter essere, protagonista. Il calcio italiano è una vetrina importante. Lo sarà per la Nazionale che si appresta a preparare la coppa sudamericana da giocare in casa. Lo sarà per la carriera che è arrivata oggi nel suo punto più importante. "Preferisco fare il centrocampista centrale però io sono a disposizione della squadra e dell'allenatore". A disposizione di un gruppo e di un calcio "Per far grande la Serie A, porterò anche io il mio granello di sabbia" perchè è il lavoro che ha fatto nella vita del Pitbull di Santiago del Cile la differenza.
"Mi sono trovato subito bene e devo ringraziare il club per lo sforzo che hanno fatto per farmi venire qui". Grazie Inter quindi, per chi il nerazzurro se lo sente già addosso. Molto più di un cappellino messo per caso "Metto sempre il cappellino, quella volta ero in aeroporto e di certo non ho fatto caso al fatto che ci fosse il simbolo della Juventus sopra. E poi erano quattro anni fa". Un cappellino qualsiasi quindi, non un interista qualsiasi se si chiede al centrcampista qual'è il giocatore che più di tutti è un riferimento per lui. Javier Zanetti, vice presidente oggi e capitano di mille battaglie. Uno dei grandi campioni che hanno scritto la storia dell'Inter. Come Cambiasso, il cui posto in rosa, ha preso il cileno. "Io non ho preso il posto di nessuno, sono venuto a scrivere la mia storia all'Inter". Schietto, sereno e deciso. Questo è Gary Medel. Temperamento e cuore. Il resto ce lo mettono i tifosi, "il nostro numero dodici".
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