MORATTI "ZANETTI È LA STORIA DELL'INTER"

Le dichiarazioni del Presidente Onorario rilasciate nel mese di marzo in occasione dell'incontro avvenuto a Palazzo Cusani sul tema "La gestione di una grande azienda"

MILANO - Il presidente onorario di F.C. Internazionale Massimo Moratti ha parlato di diversi temi durante un'intervista concessa a Tele Lombardia nel mese di marzo in occasione di un incontro avvenuto a Palazzo Cusani, sede del Comando Militare Esercito Lombardia, e presieduto dal Generale di Corpo d'Armata Giorgio Battisti, Comandante del  Corpo d'Armata di Reazione Rapida della NATO di Solbiate Olona sul tema 'La gestione di una grande azienda'.

"Zanetti è la storia dell'Inter. Non solo per la qualità, ma anche per la serietà. Se a Zanetti chiedi di una partita col Milan o con la Juventus di 10 anni fa, non solo ti sa dire com'è andata, ma anche le ragioni per cui bisogna odiare l'una e l'altra (sorride, ndr). Poi è una brava persona, dotata di buon senso, con questo carattere che fa sì che sia molto stimato dai compagni.

Zanetti con me sapeva per certo che sarebbe potuto diventare addirittura presidente. Potevo pensare di farlo con una persona che sa tutto, che rappresenta l'Inter, che è stimato e che ha l'immagine giusta. E che magari potesse fare anche le interviste al mattino al posto mio (sorride, ndr). Adesso per lui c'è un cambiamento, c'è una persona nuova che non poteva conoscerlo allo stesso modo. Ma mi sembra che abbia sondato, anche perché Thohir è intelligente. Zanetti rimarrà nell'Inter e certamente avrà degli incarichi che, a mio giudizio, devono essere operativi e non rappresentativi. Anche perché lui è uno che sa gestire le cose come ha gestito bene la sua vita personale, con la Fondazione Pupi e cose di questo tipo, importantissime. Ha gestito benissimo la sua vita familiare, i suoi investimenti, la sua vita all'Inter. Credo che certamente sarà un ottimo dirigente e questo è quello che gli faranno fare.

Recoba? Aveva qualcosa proprio dell'Inter, cioè il fatto di essere sempre sorprendente. Era un giocatore che se messo in campo negli ultimi 10 minuti magari ti faceva tre gol e riusciva a fare delle cose che nel calcio forse non abbiamo mai visto. Essendo un po' pigro forse non aveva quella continuità e quell'aggressività che un giocatore deve avere, ma al di fuori dalla pigrizia aveva una classe e un talento tali che, per uno a cui piace il calcio, era davvero un gioiellino. E quindi ti affezioni. Anche io, come i tifosi, la sera prima della partita pensavo a cosa sarebbe successo. Vedevo Recoba che, alla prima azione, saltava tutti e andava in porta.

Mourinho? E' arrivato per lo sfogo di Mancini che mi disse che secondo lui l'avrei sicuramente mandato via. E io gli risposi che era matto che non ci pensavo proprio. Ma lui si era sentito umiliato dalla sconfitta col Liverpool. Nell'eventualità che potesse ripetere lo sfogo, decisi di contattare Mourinho, che rispose con assoluta serietà perché gli dissi che se Mancini non avesse cambiato idea, allora mi sarei rivolto a lui. Si sarebbe potuto offendere invece disse di essere a disposizione e che non avrebbe preso contatti con nessun altro. Questo confermava la sua professionalità, l'avevo visto una volta e mi aveva fatto un'ottima impressione. Però Mancini stava andando bene e non è stato facile festeggiare un altro scudetto dovendo dire a Mancini che prendevamo un altro. Alla fine ci siamo riusciti, ma mi è dispiaciuto.

Quando Mourinho è andato via, devo essere sincero, per me era giusto. E' arrivato e ha vinto il campionato, che forse avrebbe vinto anche Mancini. Poi ha vinto il Triplete: Mourinho è stato un grandissimo temporale, un colpo di vento che era giusto conservasse quella storia e che non rischiasse di trascinarsi. Dopo abbiamo vinto la Coppa Italia e siamo arrivati secondi e se fosse arrivato prima Leonardo magari avremmo vinto pure lo scudetto.

Riprenderle Mourinho? Ora abbiamo Mazzarri, un ottimo allenatore, diverso da lui, con un'altra esperienza ma comunque ottimo. Credo che Mourinho stia inseguendo una sua soddisfazione al Chelsea, che è l'altro club a cui è legato. E' tornato volentieri lì come tornerebbe volentieri all'Inter. L'occasione per il momento non c'è, speriamo che ci sia in futuro, magari dopo che Mazzarri ha vinto tre scudetti come Mancini (sorride ndr).

Tre consigli? Tre sono troppi, non ci arrivo. Ma uno sì, ovvero quello di circondarsi di interisti, che non vuol dire circondarsi di persone che parlino dell'Inter a vuoto, ma di gente che capisca e sappia cos'è il carattere dell'Inter e dei propri tifosi, che è diverso da quello della Juve e del Milan.

L'Inter è diversa. Cambierà sicuramente il carattere della Società perché un presidente influisce, ma ci sono caratteristiche che non possono cambiare mai, che sono quelle per le quali uno o è interista o non lo è. Per quello parlo di Zanetti, perché è bene che chi è in questo club ne conosca la storia, ricordi certe cose, ti aiuti a capire, ti aiuti a prevenire dei problemi. Per questo gli dico che deve mettersi vicino persone che vogliono bene all'Inter e non solo persone che siano dei buoni professionisti.

L'Inter ha la fortuna di avere tanti tifosi tra cui tantissimi professionisti a livello importante che vorrebbero dare una mano, è un'occasione. Tutto il resto non vale, perché la nuova proprietà deve imprimere il suo carattere, fissare i suoi obiettivi, e non si può confondere con altro, sarebbe uno sbaglio. 

Le partite in tribuna con Laporta? Soffriva, è terribile vedere le partite assieme come fanno in Spagna. O si è ipocriti o si sa che la gioia di uno fa soffrire l'altro. Vogliono farlo anche in Italia? No, no. Se l'arbitro rovina le cose poi non puoi mica dirgli 'bravo, sei stato bravo', su insomma... (sorride, ndr).

La Coppa Campioni è certamente una vittoria importante, mi ricordava cose fantastiche. A volte una partita ti dà più gioia di quanto possano darti altre vittorie. E quella partita è stata il primo derby appena diventato presidente. Loro erano secondi in classifica e noi non eravamo in grande spolvero, avevo preso l'Inter in un momento non facile, non avevamo molti punti. Ma ho avuto la fortuna che nelle prime partite, tra cui appunto un derby, andò bene. Il Milan non partiva favorito, ma centomila volte favorito. Weah sbagliò credo l'impossibile e noi facemmo una partita di carattere ed aggressività talmente bella che vincemmo tre a uno, con tanto di trionfo finale e gol di Berti. Quella partita mi rimane in mente come una gara di orgoglio e di grande dispetto anche perché gli altri erano convinti di essere fortissimi. Prima della partita avevo incrociato Galliani e gli avevo detto anche: 'Mi raccomando, non esagerate, abbiate anche educazione del nuovo presidente'. E loro: 'Sì, sì', convintissimi di vincere e invece ottenemmo una vittoria meravigliosa per cui mi sentivo veramente felice (sorride, ndr). E questo può essere un ricordo molto più piccolo rispetto a tutto quello che abbiamo vinto in quei cinque anni, ma mi è rimasto in mente.

In quel derby segnò anche Seno, una grandissima persona: prima di quella partita mi chiamò Bianchi dicendomi che non poteva giocare, cosa che sosteneva anche il dottore. Gli abbiamo detto di non giocare perché avrebbe rischiato. Lui si impuntò dicendo che si sentiva bene: fu il migliore in campo, fece un gol e una partita incredibile. Un eroe, davvero, giocò sapendo di rischiare. Lo ammiro tanto per quello che ha fatto. Bianchi poi aveva una speciale antipatia per Berlusconi e per caricarli disse qualcosa ai giocatori, qualcosa di irripetibile (ride, ndr). Entrarono in campo come dei leoni, aveva un caratteraccio... (sorride, ndr) E' un personaggio un po' speciale, ma sapeva caricare i suoi uomini specie nei derby.  

Poi dopo quel derby c'è Siena, quella del Triplete: è stata una partita di grande sofferenza, ma lì vincemmo il campionato, fu una sofferenza che portò a una grande gioia.
Madrid poi è stata una grande vittoria finale, ma non abbiamo sofferto, è stata una festa, una serata nella quale Mourinho ha dimostrato di essere un grande allenatore perché certe sfide non le perde mai. La grande sofferenza era stata a Siena perché loro giocarono come fosse una finale anche se erano già retrocessi. Poi la Champions fu il coronamento di tutto. E' un fatto personale, a volte da una grande sofferenza deriva una grande gioia".


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