MILANO - Se ne parla molto, certe volte forse troppo, di concreto per combattere il tifo violento, cosa si fa? Educare a partecipare al tifo per l'Inter per la società nerazzurra è qualcosa di tangibile, che mette radici nelle scuole e si realizza in un progetto che ha come partner 'Comunità Nuova', la fondazione 'Candido Cannavò' e il Comune di Milano. Sabato scorso, 1.150 bambini hanno sfilato a San Siro con striscioni, disegni, cartelli che sono frutto della loro creatività e rappresentano l'impegno a favore di un pubblico animato da passione.
Pura passione, in fondo il calcio dovrebbe essere questo, anche in momenti di cronaca in cui sempre più spesso viene ridotto a numeri messi in bilancio, che paiono definire nettamente i contorni del futuro. Ma un domani senza l'apporto dei tifosi, il boato dello stadio, è inconcepibile. I tifosi di domani oggi vanno a scuola, elementari e medie, ed è lì che si può iniziare un percorso che conduca all'accezione positiva della partecipazione. Sono anni che l'Inter sostiene questa iniziativa, partita da un'idea di don Gino Rigoldi, che come tutte le idee semplici ha ottenuto ormai riconoscimenti anche al di fuori del territorio italiano.
Un sistema semplice, che ha portato più volte gli stessi giocatori a offrire la propria testimonianza, ha organizzato nella passata stagione un lavoro collettivo volto a produrre lo striscione più lungo del mondo: al bando, razzismo e violenza, al loro posto, passione ed entusiasmo.