RANOCCHIA FUORI DAL CAMPO, SI RACCONTA A GIANFELICE FACCHETTI

Sul numero di SportWeek in edicola tutto quello che non si conosce del difensore nerazzurro. Compreso quanto non ami farsi fotografare...

MILANO - Semplice, genuino, mai vezzoso Andrea Ranocchia. A svelarlo è Gianfelice Facchetti, domanda dopo domanda, in un'intervista in edicola oggi su SportWeek, il settimanale de La Gazzetta dello Sport.

Ad affiorare sono valori, passioni, un privato che sono ben pochi a conoscere, anche perchè Andrea è molto riservato. Ed è proprio per questo che mentre chiacchiera di sé in uno storico bar di via San Marco a Milano, in un pomeriggio di aprile, cerca prima e dopo di rifuggire gli scatti fotografici che invano provano a ritagliargli addosso un che di spacconaggine che lui proprio non ha. "Sono semplice, come il mio paese di origine", tenta di spiegare Andrea...

Ad emergere dal suo racconto sono i sogni di quando era bambino, di quando pensava che avrebbe tanto voluto pure lui "essere una figurina". Lui che poi un calciatore è davvero diventato ma senza mai vivere il jetset. Lui che mette la famiglia avanti a tutto, che ama andare a pesca, ma pure buone letture e cinema. E conosce a memoria ogni film di James Bond ("E' mio padre che mi ha trasmesso questa passione...") ma ci mette un secondo ad arrossire se gli viene chiesto un gesto della mano versione 007.

Tanto privato intriso da un grande amore, il calcio, l'Inter. Difficoltà incluse. Con una passione per il gioco del pallone molto più forte del pensiero ingannevole di essere arrivato. Tutto questo, e molto di più, su SportWeek.


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