TEATRO: GIANFELICE FACCHETTI PRESENTA "AUMMA"

Sabato 21 febbraio alle ore 21 presso il Teatro don Bosco ad Albano Sant'Alessandro

MILANO - Sabato 11 febbraio, a partire dalle ore 21, al Teatro don Bosco ad Albano Sant'Alessandro, la Stagione Teatrale Albanoarte 2011/12 ospita la Compagnia Facchetti - De Pascalis nel nuovo spettacolo di Gianfelice Facchetti: "Aumma".

Con Antonio Brugnano, Pierpaolo Candela, Pietro De Pascalis, Gianfelice Facchetti, Fortunata Mastrangelo, Manola Vignato e con la Banda dei Mille, attraverso le scene e i costumi creati e perfezionati da Vittoria Papaleo, il disegno luci affidato a Monica Gorla per la regia di Gianfelice Facchetti si porta sul palco la storia di Italia, una donna che sta per compiere centocinquant'anni. Italia è una donna senza età, festeggiata dai suoi figli e figliastri che per l'occasione tornano a farle visita dopo tanto tempo; arrivati da lei però, la trovano acciaccata e stanca.
La festa comunque si farà: attorno a una tavola su cui piove dall'alto, mangiando e bevendo, cantando e sparlando, nella maniera più comune che ci sia di passa­re un compleanno.
Col trascorrere dei minuti i ricordi di Italia affiorano, per perdersi quasi subito in una miriade di amnesie: il G-8, il caso Moro, piazza Fontana, la guerra civile, il duce, Caporetto... ogni memoria finisce con un, "non ricordo!". Unica eccezione è il primo amore, Giuseppe Garibaldi, un giovane idealizzato forse, ma unico frammento di memoria capace di accendere una luce negli occhi spenti di Italia: l'eroe del Risorgimento come unica persona degna di essere ricordata. I figli e figliastri le hanno portato un regalo: le fredde ceneri di Peppino, recuperate chissà dove e impacchetta­te per l'occasione come un prezioso presente: io regalo, tu regali, egli regala... un presente 'indicativo' di un'identità, quella italiana, che ruota sempre e solo attorno al reciproco scambio di favori, merci e poteri, affinché niente cambi. Il tempo a disposizione di Italia, infatti, è un eterno presente perché il passato è luogo di scontro e divisione, il futuro una sterile discussione se vivere sia diritto o dovere.
Mentre sul tavolo di Italia inizia a diluviare, in questa incapacità di guardare lontano, i figli e figliastri, i parenti tutti, si impantanano, mandando in frantumi la festa tanto attesa. Restano le pozzanghere, acqua non evaporata, vita non consumata, fango residuo di briciole, cenere e pezzi di torta su cui una candelina resta accesa. A futura memoria.

 


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