BUU, BROTHERS UNIVERSALLY UNITED - L'INTER CONTRO IL RAZZISMO

I casi delle ultime settimane sono l'occasione per ribadire, ancora una volta, la nostra posizione

MILANO - C'è chi si è fermato, trovando la solidarietà di compagni e avversari. C'è chi l'ha detto chiaro e tondo: "Non vedo l'ora di smettere per non aver più a che fare con tutto questo". C'è chi si è schierato apertamente, scrivendo pagine che nemmeno i più coraggiosi avrebbero pensato di mettere per iscritto. C'è chi ha risposto sul campo, zittendo tutti con magie e gol.

E poi ci siamo noi, l'FC Internazionale Milano. Ci siamo noi che dal 1908 siamo Fratelli del Mondo. Ci siamo noi che con la campagna BUU, Brothers Universally United - fratelli universalmente uniti, abbiamo preso una posizione forte, netta, contro ogni forma di razzismo, contro ogni discriminazione.

Perché purtroppo la fiammella del razzismo ogni tanto si riaccende. Negli stadi e nei palazzetti, sulle tribune e in campo. È successo più di una volta in questi giorni, su vari campi, in Europa e oltre Oceano, durante match di calcio e di basket. Russell Westbrook, stella degli Oklahoma City Thunders, il mese scorso è stato a lungo insultato mentre sfidava gli Utah Jazz. Ed è stato allora Kyle Korver, che gioca proprio nei Jazz, a raccontare come nel basket, ma non solo, il muro debba per forza di cose cadere. E la spinta debba venire da tutti.

È successo poi sui campi di calcio: in Ligue1 Prince Gouano ha chiesto e ottenuto l'interruzione di un match. Danny Rose, del Tottenham, ha manifestato tutto il suo disagio per i continui ululati che vengono riservati a lui e ai suoi compagni. È stato, tra gli altri, Raheem Sterling (Manchester City) a mettere un punto fermo sulla questione: "Non esistono buone scuse per essere razzisti". Si è arrivati fino ai cori nei bar inglesi, con le posizioni ufficiali di Liverpool e Chelsea nel condannare all'unanimità i comportamenti, spazzati via poi dal gol con cui Mohamed Salah si è tolto di dosso una settimana di insulti beceri. La risposta più bella. Anche la Fifa è scesa in campo, con le parole del suo presidente Gianni Infantino: "Il razzismo non trova spazio nel calcio. Tutto questo non deve essere minimamente accettabile. Va sradicata ogni forma di discriminazione".

L'Inter è in prima linea. È un impegno che ci siamo presi da sempre, davanti a tutta la comunità. È nella nostra storia, è la nostra indole. Abbiamo trasformato i buu in BUU, Brothers Universally United. Lo ha detto il nostro presidente, Steven Zhang: "I nostri tifosi sono speciali e meritano un calcio che sia portatore di valori positivi e inclusivi". Abbiamo riempito San Siro con 10mila bambini per dare un segnale forte. Noi ci siamo, contro il razzismo, contro le discriminazioni.

Non lo diciamo, lo scriviamo: BUU! Write it, don't say it.

 


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