<p><strong>MILANO -</strong> Il direttore sportivo nerazzurro <strong>Piero Ausilio</strong> è il protagonista di una lunga intervista concessa a Gianluca Di Marzio, nell'ambito del format dedicato ai principali ds del calcio italiano in onda su <em>Sky Sport</em> in questi giorni.</p> <p><strong>Sei un direttore sportivo nato nel settore giovanile, ma hai smesso di giocare molto presto...</strong><br /> "Smisi a 18 anni, ma non perché fossi scarso, anche se di certo non avrei giocato in Serie A - ma tra i professionisti direi di sì. Al tempo giocavo nella Pro Sesto, smisi perché mi infortunai gravemente ad un ginocchio quando avevo solo 16 anni. Allora, la prima cosa che pensai fu quella di fare l'allenatore, ma ero troppo giovane e non potevo avere una squadra da solo. Poi il presidente della Pro Sesto di allora mi disse che avrei potuto fare il dirigente, perché il calcio aveva bisogno di figure come la mia in quel momento. Tuttavia io rifiutai perché volevo fare altro. Ad inizio stagione mi presentai da lui, ancora mi ricordo quel momento, ma non figuravo tra gli allenatori. E il presidente mi disse: 'O fai il dirigente, oppure vai a casa'. Per orgoglio ho resistito tre mesi a casa, poi mi ripresentai con la promessa di arrivare fino a giugno. Dopo però mi avrebbero dovuto dare una squadra... Da lì, e grazie a Giuseppe Peduzzi, è partito il mio percorso da dirigente".</p> <p><strong>Tuo figlio studia da direttore sportivo. Ti dà anche qualche consiglio?</strong><br /> "A casa effettivamente ho qualche problema... questa cosa lo sanno anche Mino Raiola e anche Monchi. Mio figlio per anni mi ha fatto una testa così per Justin Kluivert. Perché non l'ho preso? Forse perché altri ci hanno creduto di più. Le cose sono due: o è stato più bravo il mio collega della Roma oppure non mi sono fidato di mio figlio! Non saprei, era un giocatore che stimavo, ma in quel momento ho pensato che forse all'Inter non avrebbe avuto lo spazio che merita un giovane come lui. Mio figlio gioca a livello amatoriale ma gli piace guardare molte partite. Ogni tanto mi segnala qualche giovane ed un paio di nomi che mi ha fatto sono proprio nomi di giocatori che ho in testa. Quindi, meglio non fare pubblicamente questi nomi...".</p> <p><strong>L'Inter, per questioni di bilancio, ha dovuto sacrificare e quindi cedere alcuni giovani giocatori. Zaniolo, ad esempio. Quanto ti è dispiaciuto?</strong><br /> "Oggi non baratterei il fatto di avere uno o due giocatori in più in cambio dei titoli che hanno portato,magari anche attraverso il sacrificio di questi ragazzi, all'Inter. Su tutti penso a Bonucci: è stato sacrificato in un'operazione con il Genoa nell'estate 2009 che ha portato all'Inter Milito e Thiago Motta. E sappiamo cosa ha poi vinto l'Inter grazie a questi due giocatori. Mi auguro che tra qualche anno parleremo di Zaniolo come ho parlato prima di Bonucci: per prendere Nainggolan e vincere abbiamo dovuto sacrificare un ragazzo sicuramente di prospettiva".</p> <p><strong>Quale è l'operazione che ancora non ti è andata giù?</strong><br /> "Coutinho, in assoluto. Sarò sincero, in quel caso non è stato tanto un discorso economico. Infatti, appena venduto lui, acquistammo Kovacic ed Icardi. Sia io che Branca e tutta l'area tecnica dell'Inter avremmo tenuto il brasiliano per 20 anni, ma c'era un dato di fatto legato ai numeri: non giocava. E il calciatore ogni sei mesi veniva a dire che, giustamente, se ne voleva andare perché voleva giocare".</p> <p><strong>Dybala e il nerazzurro, era il 2015...</strong><br /> "Venne organizzato un incontro tra il presidente e Zamparini, il numero uno rosanero lo può confermare. Io sono convinto che se in quell'occasione l'Inter avesse avuto la possibilità di fare un rilancio economico di un certo tipo, e magari più voglia e determinazione nello spendere qualcosa in più, probabilmente Dybala sarebbe diventato un giocatore dell'Inter. L'offerta era decisamente inferiore rispetto a quella che poi fece la Juventus, che inoltre offriva al ragazzo la possibilità di giocare la Champions League. Però la coppia Icardi-Dybala era intrigante per tutti, anche per il calciatore".</p> <p><strong>Un giocatore a cui sei particolarmente legato è quello di Kovacic, il cui nome che spesso viene accostato all'Inter. Esiste la possibilità di un ritorno?</strong><br /> "Kovacic è uno di quei talenti del calcio di cui non puoi non innamorarti: non puoi non pensare bene di un ragazzo come lui. C'è stato il pensiero, ma mai nulla di concreto perché non c'erano le condizioni. Io non ho mai avanzato una richiesta formale al Real Madrid, anche se mi sarebbe piaciuto poterlo fare. Ma non è escluso che in futuro ci possa ancora essere il piacere di lavorare con un calciatore così'.</p> <p><strong>Modric è stata più di un'idea?</strong><br /> "Durante la trattativa per Vrsaljko gli agenti ci buttarono lì questa idea. Io rimasi sorpreso da quelli che erano i contorni, nel senso che mi sembrava molto strano che una società come il Real Madrid potesse privarsi di Modric dopo avere già perso Cristiano Ronaldo. Non ci credevo fino in fondo, ma allo stesso tempo mi sono detto: perché non sognare? Mi limitai a rispondere che noi c'eravamo e, se è vero che quello che dite è realizzabile, parlatene con il Real e fateci sapere. Noi non ci siamo sentiti di iniziare una trattativa perché sapevamo anche quelle che erano le nostre possibilità. Gli agenti erano convinti di poter portare avanti una linea e che il giocatore si sarebbe potuto liberare. Ma ribadisco che noi non abbiamo mai avanzato nessuna offerta ufficiale, né al Real Madrid, né al calciatore. Possibilità per il futuro? Oggi nel calcio non si può mai dire mai".</p> <p><strong>Un minuto dopo l'esonero di Mourinho in molti hanno sognato un suo ritorno all'Inter.</strong><br /> "Di questi tempi, in cui tutti possono dire la loro soprattutto sui social, non mi sorprende più niente. Noi però lavoriamo in un modo molto più razionale, ci facciamo prendere poco dall'emotività e io per primo sono molto poco social. Difficile che ci si faccia condizionare dal movimento mediatico. Noi siamo sempre molto più attenti a quello che dicono il campo, il lavoro e la progettualità. Il nostro progetto con Spalletti è partito ormai da un anno e mezzo e durerà ancora tanto tempo".</p> <p><strong>Che mercato sarà quello della prossima estate?</strong><br /> "Dovrà tenere conto del Fair Play Finanziario ma non avrà più il problema del <em>settlement agreement</em>, quindi non ci aspettiamo acquisti stellari. Sarà un mercato fatto puntando sui giocatori di qualità che possono migliorare l'Inter, ma anche puntando in qualche modo a fare cassa. Non si può pensare solo a comprare".</p> <p><strong>Arriva Sabatini ed è la sua Inter, poi arriva Marotta... un po' questo ti dispiace?</strong><br /> "Non mi dà fastidio a livello di lavoro perché in realtà non è mai cambiato nulla per me. E anche adesso, dopo i primi confronti con Marotta, c'è stima reciproca e comunque lui è l'Amministratore Delegato. L'unica cosa è che, a differenza degli altri nel passato, lui ha una conoscenza diversa dell'area sportiva e io cercherò di beneficiare di questo".</p> <p><strong>Come sono i rapporti con la Cina?</strong><br /> "I primi tre, quattro mesi sono stati un po' difficili perché era tutto nuovo, per noi ma anche per loro. Tuttavia loro hanno la grandissima capacità di assorbire le cose e di apprendere velocemente. In tre, quattro mesi era cambiato tutto. Fortunatamente ad ottobre mi sono ritrovato ad avere un Presidente come Steven Zhang, da subito operativo a Milano, decisionista e che ha fatto da tramite tra noi e la proprietà in Cina, che di fatto era lontana in tante cose (a partire dal fuso orario per fare un esempio) ma che invece lontana non è mai stata in termini sostegno e supporto. Mandare Steven Zhang a Milano con noi per vivere la nostra quotidianità è stata una scelta che in pochissimi mesi ha portato l'Inter ad essere strutturata come è oggi. Suning è una realtà ambiziosa e vuole un Inter che torni a vincere, non si accontenta di arrivare seconda o terza o quarta. Però per arrivare a vincere e soprattutto durare nel tempo devi creare delle basi, delle fondamenta. Non puoi pensare di essere una grande squadra soltanto perché vai sul mercato e compri i migliori calciatori".</p> <p><strong>Come Cristiano Ronaldo...</strong><br /> "Bisogna essere onesti: noi non saremmo stati pronti per Cristiano Ronaldo. Non è che dico no, io vorrei avere tutti i migliori calciatori del mondo. Ma ci sono momenti in cui te lo puoi permettere e altri momenti in cui, in modo sincero, devi dire no. Al di là che non ci sia stato proposto, l'Inter non avrebbe potuto sostenere quel tipo di operazione, neppure i 100 milioni e quello che poi è lo stipendio del calciatore. Bisogna essere molto onesti con le persone e dire quello che si può fare. Quello che oggi possiamo dire ai nostri tifosi è che stiamo lavorando duramente per far tornare l'Inter a vincere, il più presto possibile".</p>
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