LONDRA - Che peccato! È questo ciò che ti viene da dire riguardando a freddo la partita di ieri. Cadiamo a Londra contro il Tottenham. Ci punisce Eriksen a 10 minuti dalla fine, ad appena 600 secondi dal pareggio che avrebbe voluto dire qualificazione con un turno d'anticipo. Non è finita, però. Perché c'è ancora il PSV a San Siro e un ultimo turno con la formazione di Pochettino impegnata a Barcellona.
Il match di ieri si può analizzare in tre tronconi: il primo, fatto di grande personalità. Senza paura, controllando, ma senza spingere. I primi 15 minuti ci vedono lottare in mezzo al campo. È lì che si gioca il 50,6% di tutti i palloni. È lì che facciamo sfogare il Tottenham senza correre particolari rischi. Vinciamo il 55% dei contrasti e, alla fine del match, saranno 20 le respinte difensive.
Il secondo troncone è quello che va dalla sostituzione di Nainggolan al vantaggio degli Spurs: alziamo il baricentro con Borja Valero che chiude il match con il 91.2% di precisione passaggi, 48 tocchi e 2 occasioni create. Insieme a lui in mezzo al campo ci sono le 66 palle giocate di Brozovic che prova, come sempre a mettere ordine e innescare soprattutto le folate di Politano. L'esterno italiano prova spesso a rientrare sul sinistro (una volta su tre va sul suo piede forte). In questa fase aumenta la prestazione di tutta la difesa: De Vrij è pressoché insuperabile con il 70% dei duelli vinti, 3 contrasti decisivi nell'uno contro uno e 5 palloni recuperati, il migliore tra i nerazzurri.
Il terzo e ultimo troncone è quello che va dalla rete dell'1-0 a fine gara: l'Inter si affida alle conclusioni di Perisic e D'Ambrosio e prova la reazione, senza successo.
La Champions League passa anche da prove così. Sono gare che ti danno esperienza, anche quando il risultato non è positivo. Ma la nostra Champions League non è finita. Resta il PSV al 'Meazza' l'11 dicembre. Lì, sarà tutto in una notte. E non dobbiamo sbagliare!
