CARACAS - Siamo in una delle comunità carenti più grandi al mondo, accanto a una città che è scossa ogni giorno da manifestazioni e proteste. Da tanti anni si attraversa una forte crisi politica che costringe il paese in miseria. Poca democrazia e tanta corruzione, a partire dalle più alte cariche statali.
Al centro della favela, il piccolo campo sintetico, costruito qualche anno fa grazie alla perseveranza dei nostri allenatori e a un finanziamento dell'alcaldia. Nonostante le difficoltà, lo sport riesce comunque ad aggregare decine di bambini e bambine, diventando punto di riferimento per loro e per le famiglie che si radunano tra le case e il campo. Ci si aggrappa al calcio, per ricreare, attraverso il terreno di gioco, gli spazi sicuri che lo Stato non riesce a garantire.
La conferma di questa visione arriva dai lavori che sono iniziati da poco anche all'ingresso del quartiere: condividendo l'importanza del ruolo del calcio come strumento di sviluppo sociale, il governo ha deciso di dare nuovo impulso allo sviluppo di una zona sportiva, recintata e divisa su più aree. I bambini che crescono senza le cure costanti dei genitori, spesso senza una corretta alimentazione, potranno almeno giocare e divertirsi inseguendo un pallone.
I lavori sono iniziati, e non sappiamo quanto tempo richiederanno. Quel che è certo è che Mario, il nostro coordinatore locale, è stato scelto come responsabile della struttura. A lui il plauso per il grande contributo che, attraverso lo sport, ha saputo dare alla comunità in questi anni, anche attraverso Inter Campus. A noi la responsabilità, come educatori in campo, di usare al meglio questa grande opportunità.
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