MATTHÄUS: "HO SEMPRE GIOCATO PER VINCERE"

Ospite d'onore della prima puntata di Memorabilia del 2017: "Senza dei grandi compagni all'Inter e in Germania non avrei potuto vincere il Pallone d'Oro"

APPIANO GENTILE - Su Inter Channel torna Memorabilia, con una puntata dedicata a Lothar Matthäus. Idee ben chiare già dalla prima conferenza stampa: "Ho sempre giocato per vincere. Già dai tempi del Bayern Monaco, anche se lì era più facile perché c'erano pochi rivali. Trent'anni fa in Italia c'erano cinque o sei squadre attrezzate per vincere come Milan, Juventus, il Napoli di Maradona o la Sampdoria di Vialli e Mancini. Dell'Inter conoscevo le qualità e l'allenatore e sapevo che avremmo potuto vincere lo Scudetto".

Con Matthäus arriva anche Andy Brehme: "Ho parlato con il manager dell'Inter di allora e gli ho consigliato di prenderlo perché era fortissimo. Lo hanno visionato durante una sfida contro il Leverkusen, è stato acquistato e lui ha fatto tanto per l'Inter".

"Io ero venuto all'Inter per vincere, la squadra era forte con Zenga, Bergomi, Serena, Bianchi, Berti e altri, eravamo una squadra eccezionale ma anche il Milan era forte. Noi però avevamo cuore e penso sia stato questo il fattore decisivo".

"Arrivare in Italia non è stato facile perché era tutto nuovo, ma il lavoro con Trapattoni e il suo staff era una cosa interessante per capire la mentalità italiana. Ero certo che saremmo stati tra i favoriti. Il numero 10? Io avrei chiesto il 6 o il numero 8, i miei numeri del Bayern Monaco. I 10 in quegli anni in Italia erano Maradona, Platini. Ma gli altri erano occupati in un certo senso. Così ho giocato con il numero 10".

San Siro è stata 'casa' della Germania anche per il Mondiale del 1990: "Cinque partite a San Siro era un bel regalo anche per noi, con i tifosi dell'Inter che venivano a fare il tifo per noi. Contro gli olandesi dell'Inter è stato un po' un derby. In finale calciò Andy perché avevo problemi con le scarpe e non mi sentivo sicuro, ha calciato lui e abbiamo vinto".

Il primo Pallone d'Oro interamente nerazzurro, grazie alle vittorie con Inter e Germania: "Senza queste squadre e senza questi grandi giocatori non si può vincere il Pallone d'Oro, era un titolo per i miei compagni".

"Dopo aver vinto la Coppa Uefa nel 1991 abbiamo cambiato tanto, alcuni giocatori e anche l'allenatore sono andati via e non siamo riusciti a dare una grande continuità. Mancava forse anche un po' di tranquillità nei giocatori e in società".

"La corsa alla Coppa Uefa del 1991 è stata entusiasmante e per un caso del destino un anno dopo la Coppa del Mondo, sempre a Roma, ho vinto un'altra coppa con l'Inter".

"Contro il Milan erano grandi derby, ma su cinque ne vinsi tre. Loro avevano grandissimi giocatori, ma contro di noi avevano sempre problemi perché noi giocavamo con il cuore. Trapattoni ci diceva di non giocare palla corta, io in mezzo al campo ne vedevo veramente poche. Alla fine però quella era la tattica giusta".

"Maradona ha detto che sono stato l'avversario più tosto che ha incontrato, ne sono onorato. Ho giocato cinque Mondiali vincendolo anche, e giocando un po' in tutti i ruoli, ma sempre al centro del campo per poter giocare il pallone".


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