MILANO - L'albero di Natale, il presepe e il pallone. La Serie A per quasi settant'anni ha festeggiato le Feste alla sua maniera: giocando. La prima volta nel 1927, l'ultima nel 1994. Partite alla Vigilia, a Natale, a San Silvestro e a Capodanno. Novanta minuti che a volte hanno lasciato il segno nella Storia calcistica, anche nerazzurra.
Come Inter-Verona del 1927, valido per la Divisione Nazionale non ancora a girone unico che si giocò proprio il 25 dicembre sul vecchio campo di via Goldoni, a due passi da Porta Venezia. Un successo largo (4-1) per la formazione milanese che vide andare in rete due grandi amici e compagni di squadra: il 17enne Giuseppe Meazza, già a segno all'andata, e il 22enne Fulvio Bernardini, futuro 'Dottore' del calcio italiano, l'uomo che del talento di 'Peppin', si era accorto prima di tutti, consigliandone l'impiego a un'altra grande figura del calcio come Árpád Weisz. O come Inter-Genoa disputata l'Antivigilia di Natale del 1945. Con l'Italia ancora ferita dalla guerra, il campionato diviso in due gironi e con un turno anche il 30 dicembre, il match finì 9-1 per i ragazzi allora allenati da Carlo Carcano. È ancora oggi la terza vittoria più larga della storia nerazzurra in campionato e a firmarla fu per cinque volte Romano Penzo, attaccante di Chioggia che in quella stagione, la più lunga del calcio italiano e l'unica per lui all'Inter, fece centro 18 volte.
Un discreto rapporto con le Feste ce l'aveva anche Helenio Herrera. Il 'Mago' chiamato nell'estate 1960 dal presidente Angelo Moratti a guidare la Beneamata, nella sua stagione d'esordio in A in sette giorni mise insieme un bis di vittorie: la prima conquistata il 25 dicembre, nell'ultima giornata di campionato giocata il giorno di Natale. La 'vittima' fu la Spal di Luigi Ferrero, battuta 4-1 con la doppietta del 19enne Mario Corso e un gol a testa per lo svedese Bengt Lindskog e per l'italo-sudafricano Eddie Firmani. L'Inter di HH si ripeté a Capodanno espugnando il campo del Torino. Qualche anno dopo, nel 1966, proprio il primo gennaio, prima del big match festivo con la Juventus (che si ripeterà per altre due stagioni nel 1966-1967 e nel 1967-1968, ma il 31 dicembre), i giocatori nerazzurri, tutti in ritiro, misero in scena un simpatico scherzo ai danni del 'Mago', facendo trovare al loro allenatore che gli aveva raccomandato di bere solo acqua, una serie di bottiglie vuote di champagne in giro per Appiano Gentile. Bottiglie che nessuno di loro aveva ovviamente bevuto.
Per l'Inter invece i tappi 'saltarono' per festeggiare le vittorie negli Anni Ottanta. Le due volte in cui si scese in campo il 31 dicembre, nel 1983 e nel 1988, furono infatti due vittorie in altrettanti match. Nella prima occasione i nerazzurri superarono a San Siro 1-0 il Verona grazie a un autorete di Antonio Di Gennaro, mentre nella seconda partita l'Inter, in quel momento allenata da Giovanni Trapattoni, passò 0-3 sul campo del Lecce di Pasculli e Barbas. Una vittoria pesante contro la formazione di Carlo Mazzone, capace di bloccare l'allora capolista per più di un tempo e di mettere in difficoltà Walter Zenga. A risolverla a favore dei nerazzurri, tre nuovi acquisti: l'argentino Ramón Díaz, bravo nello sfruttare da grande attaccante un cross dalla sinistra, Andreas Brehme, autore di un gran tiro da fuori area che sorprese Giuliano Terraneo, e Nicola Berti, maestro d'opportunismo negli ultimi sedici metri. Tutti pronti per diventare degli idoli di San Siro nerazzurra, protagonisti di una cavalcata trionfale che da quel 31 dicembre porterà nel maggio 1989 l'Inter a vincere lo scudetto con 58 punti. Mai nessuno come loro con la Serie A a due punti. Mai nessuno come loro in campo a San Silvestro, anche se la massima serie manterrà un turno a cavallo del nuovo anno fino alla stagione '93-'94. Sempre tra pallone e panettone, ovviamente nerazzurro.
Roberto Brambilla