MILANO - Un vento tropicale che ha l'odore della terra, dell'oceano e della tilapia grigliata, un pesce che fa d'accompagnamento al banku, uno dei piatti tipici del Ghana. Radici e luoghi da esplorare. È questo che respira Joseph Alfred Duncan nel 2009 dalla finestra della sua camera all'Aggrey Memorial A.M.E. Zion Senior High School di Cape Coast, un collegio di stampo metodista episcopale in cui papà Thomas aveva spedito l'unico figlio maschio a studiare e a farsi le ossa.
Anche se ne sente parlare spesso la sua idea di Europa è rarefatta, sfuggente, ma non meno intensa. Non troppo distante da lì, per anni, è stata rimasta tristemente simbolica 'la porta del non ritorno', l'apertura arcuata del castello-prigione della città che segnava l'ultimo 'assaggio' di Africa per gli schiavi destinati, in epoca coloniale, ad affrontare l'Atlantico e le privazioni imposte dai mercanti d'uomini del Vecchio Continente. Per il giovane studente, però, lasciare casa significa prima di tutto trovare la propria strada.
Non quella calpestata freneticamente nelle partite di rione ad Accra, lì dov'è nato e ha scoperto il calcio, ma quella indicatagli da un amico dello zio: Europa, Italia e infine la Milano interista, quella nera come il pesce cotto a fiamma libera e azzurra come l'acqua che bagna il Ghana. Paralleli che aiutano a far sentire il ragazzo, educato e timido, meno solo, a creare i legami giusti. E Giusti è anche il nome della famiglia che adotta Alfred al suo arrivo a Pistoia, la prima tappa di un viaggio che segue le linee dei campi sterrati dove si allenano e giocano le squadre collegiali, lo spirito libero di un sedicenne che ama il pallone quanto la penna, riposta nel cassetto, vista l'imperdibile occasione, insieme al sogno di diventare giornalista.
'È andata bene: mi ha preso subito l'Inter". Scarpe bianche, personalità e agonismo da vendere ma talento tutto da sgrezzare. Serve pazienza e così, anche a causa di intoppi burocratici, passano due anni prima che la società milanese possa tesserarlo e affidarlo alle cure di Andrea Stramaccioni, il tecnico della Primavera. L'esordio è nel Torneo di Viareggio contro l'Anderlecht di Praet e Jordan Lukaku ma è il mini derby del maggio 2011 a svelare tutte le qualità del ghanese: l'ingresso è fondamentale per ristabilire la parità ma i rigori, proprio come nella Coppa Carnevale, dicono no ai nerazzurri.
La rivincita però non tarda ad arrivare: scudetto Primavera 2011/12, successo in NextGen Series, dove Duncan è uno dei protagonisti assoluti della manifestazione, terzo posto al Mondiale U20 2013 ed esordio con i big, sempre con Stramaccioni alla guida del Biscione. Con l'Inter, sempre al top quando si tratta di scovare e allevare talenti, cresce e si perfeziona ma calma e disciplina vanno sempre bilanciate. Per questo Alfred, ragazzo intelligente e sveglio, riconosce il valore dell'esperienza, ritorna nell'amata Toscana, a Livorno, con cui conquista la massima serie, e sceglie il Sassuolo dopo la positiva avventura con la Sampdoria.
Con i neroverdi arriva anche la maturità, confermando quanto di buono avevano visto gli osservatori dell'Inter: disciplina tattica, sinistro che dosa potenza e colpi leggeri, interscambiabilità. Caratteristiche da centrocampista 'vero' che fanno la gioia di mister Di Francesco, capace di portare il Sasòl, in quella parte di mondo tanto agognata dal giovane Duncan. E anche se il sogno UEFA si è interrotto anzitempo e un fastidioso infortunio lo sta tenendo lontano dai campi da gioco, il profumo del Ghana, inteso come Nazionale, e dell'Europa, già conquistata con le giovanili della Beneamata, sono ancora presenti, unici. Più forti del vento tropicale, della tilapia e di un desiderio divenuto ormai realtà.
Aniello Luciano