LORENZO CRISETIG, UN DESTINO NEL COGNOME

Per il classe '93 di Cividale del Friuli una storia di sottili equilibri: dal tetto d'Europa con le giovanili nerazzurre ai primi passi nel calcio dei professionisti

MILANO - Crisetig, con la 'e' accentata e la 'g' dolce. Non si tratta soltanto di una questione di pronuncia ma di un toponimo che nasce nelle Valli del Natisone, a Grimacco, città di confine distante pochi chilometri da Cividale del Friuli, dove è nato Lorenzo, che quel cognome lo porta in dote. E come per Grimacco, il comune che ha dato i natali anche a Pietro Fanna (sua una delle firme apposte sull'Inter dei record di Giovanni Trapattoni) e che si adagia sul confine fra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia, anche la storia dell'attuale centrocampista del Crotone è una storia di sottili equilibri, silenziosa. La impone il carattere mite di questo classe '93, trovatosi presto a 'galleggiare' nella linea d'ombra del suo percorso di calciatore: ieri come oggi è ancora intento ad osservare dalle quinte i grandi palcoscenici a cui sembrava esser prepotentemente destinato, dopo aver alzato al cielo, da capitano nerazzurro, la prima NextGen Series della storia.

Una dozzina di mesi all'Audace, la scuola calcio di San Leonardo, lì dove viveva con la famiglia, un lustro all'A.S. Donatello: anni, quest'ultimi, che rappresentano la prima svolta per il ragazzo. Nell'associazione sportiva udinese, rinomata per aver dato il via alle carriere di Massimo Donati, Simone Padoin e Andrea Petagna e da poco divenuto un Centro di Formazione dell'Inter, ci arriva per mano di Renato Nardone, storico dirigente di quella che tuttora può ritenersi una tappa d'élite per i talenti del Nord Est italiano. Lo testimonia pure il fatto che 'Totò' Di Natale ne abbia preso le redini societarie insieme a Simone Ronco, ex calciatore dell'Ancona.

Come lo scugnizzo trapiantato in bianconero, Lorenzo ama inizialmente stare vicino la porta, raggiungerla con uno scatto e bucarla, simulando i movimenti provati con il fratello Simone, fermatosi molto prima dell'anticamera del professionismo. Si sente un trequartista e come tale quella di seguire le orme di Kaká, il miglior interprete nel ruolo a metà degli anni zero, non poteva essere che l'aspirazione più logica. Il Milan, però, lo sfiora soltanto.

L'Inter è più abile e lesta dei cugini e dell'Udinese e, forte dell'intercessione di Roberto Samaden, lo porta sull'altra sponda del Naviglio. A 14 anni Crisetig si ritrova nel mondo che aveva sempre sognato: organizzazione, serietà e, ovviamente, compagni di squadra talentuosi. Il primo contatto nerazzurro è con la formazione Giovanissimi, la stessa che due anni prima aveva vinto il campionato con la generazione dei '91, di cui facevano parte Joel Obi, Mattia Destro e Davide Santon. Una somiglianza con il difensore nerazzurro, che potrebbe incontrare a San Siro domenica pomeriggio? Il graduale cambio di ruolo.

Lorenzo, penalizzato anche da una velocità nei primi passi non eccelsa, arretra di qualche metro il proprio raggio d'azione. Prima interno e in definitiva, grazie a una felice intuizione del tecnico degli Allievi Nunzio Zavattieri, perno basso del centrocampo. E proprio nel cuore della manovra, in bilico fra le due fasi di gioco, Crisetig costruisce i primi successi: al seguito di Mourinho nel tour americano pre-stagionale, la vittoria della Coppa Carnevale nel 2011, anno della prima chiamata in azzurro di un certo rilievo (con l'Under 21 di Pierluigi Casiraghi, dopo aver vestito quello dell'U16 e U17, mondiali di categoria inclusi) e, infine, la NextGen.

Sembravano i prodromi di un'ascesa scintillante ma, come si diceva, la sua è una storia fatta di una ricerca costante di bilanciamenti. A questo dovevano servire i passaggi da La Spezia, Cagliari, Bologna e, per la seconda volta, Crotone. Ed è proprio in rossoblu che Lorenzo ha deciso di far sentire ancora una volta il suo nome. Pardon, cognome.
Con l'accento sulla 'e' e la 'g' dolce.


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