MILANO - Brema, 7 dicembre 2010. Sono circa le 21.50 di una fredda serata di Champions League. L'Inter di Benitez, sotto 2-0 ma già sicura dell'accesso agli ottavi di finale, vede profilarsi una sconfitta in terra tedesca. L'allora tecnico nerazzurro manda in campo un giovane di belle speranze. Si chiama Felice Natalino, ha 18 anni, viene da Lamezia Terme e sta vivendo i dieci giorni più emozionanti della sua vita. Il 28 novembre ha esordito in Serie A, a San Siro, con la maglia nerazzurra, in un 5-2 rifilato al Parma. Tempo cinque giorni ed è stato schierato titolare, all''Olimpico' contro la Lazio.
Sulla lavagna luminosa che, al 9' del secondo tempo di quella sera di Brema, espone il quarto uomo Süleyman Abay, figurano il numero 57 in verde e il 4 in rosso. Natalino prende il posto di Javier Zanetti, l'idolo della sua infanzia. Quella del 'Weserstadion' sembra essere solo la prima di tante notti europee per un ragazzo che nella Primavera nerazzurra ha già stupito tutti.
E pensare che tutto era iniziato su un campo di provincia, a Sambiase, una circoscrizione di Lamezia Terme. Sotto gli occhi di papà Pasquale, allenatore della Virtus Sambiase, e di nonno Francesco, presidente della società, Felice aveva iniziato a giocare a calcio. La fede nerazzurra era una questione di famiglia, un qualcosa con cui fare i conti fin dalla nascita. La maglia dell'Inter e quella della Virtus Sambiase: il futuro di Natalino era scritto.
Circa 2200 chilometri separano Sambiase e Brema, la provincia dall'Europa, i sogni dalla realtà. Una realtà che, per concretizzarsi, deve passare da Crotone. Martino Salerno e Carlo Cimicata lo portano alla corte di Gino Porchia, responsabile del settore giovanile pitagorico. Con la maglia rossoblu, Felice partecipa ai primi campionati nazionali. Gli osservatori dell'Inter lo notano e, nel 2008, la società nerazzurra decide di acquistarlo, in compartecipazione con il Genoa.
La distanza tra Milano e Brema è decisamente più breve. Prima da centrale e poi da terzino, Felice conquista un posto stabile in Primavera. Dove torna, dopo aver coronato il proprio sogno a Brema, per trionfare nel Torneo di Viareggio 2011. Accanto a lui, nella finale vinta 2-0 contro la Fiorentina, c'è Lorenzo Crisetig, che domenica tornerà a San Siro, proprio con la maglia del Crotone.
Ma in campo, insieme all'ex nerazzurro, non ci sarà Natalino. Non ci saranno abbracci tra vecchi amici e compagni di squadra. La causa si chiama ARDV, una sigla che sta per displasia ventricolare destra aritmogena. Si tratta di una malattia genetica del cuore, la stessa che ha causato la morte di Piermario Morosini, accasciatosi al suolo in un Pescara-Livorno del 14 aprile 2012 e deceduto poco dopo in ospedale.
Due mesi prima, l'11 febbraio, anche Felice aveva disputato, senza saperlo, quella che sarebbe stata l'ultima partita ufficiale della sua vita. L'aveva fatto con la maglia numero 57 del Crotone, a cui l'Inter lo aveva da poco ceduto in prestito fino al termine della stagione 2011/2012. Poco tempo dopo, i medici del CONI, nel corso di una visita di rito, lo avrebbero fermato a causa di alcuni valori irregolari.
L'inizio di un calvario. Rivederlo in campo non sembra utopia, ma una crisi cardiaca, nel febbraio 2013, fa precipitare la situazione. Con un aereo militare, viene trasportato d'urgenza da Catanzaro a Milano, all'ospedale 'San Raffaele', dove viene operato. Dopo aver rischiato la vita, Felice decide di chiudere ufficialmente la propria carriera agonistica.
Ma l'11 agosto 2015, a quattro anni e mezzo da quella sera di Brema, l'Inter annuncia sul proprio profilo Twitter l'ingresso di Natalino nello staff degli osservatori del settore giovanile. E il 17 settembre scorso, la società lo promuove tra gli osservatori della prima squadra. Felice si prende la sua rivincita sulla sorte.
'Se non puoi essere una strada maestra, sii un sentiero. Se non puoi essere il sole, sii una stella', scriveva Douglas Malloch in una poesia resa celebre da Martin Luther King. Lo ha preso alla lettera, Felice Natalino. Per questo, Inter-Crotone è la sua partita.
Davide Zanelli