MILANO - Càpita. Non sei d'accordo con una decisione. Poi rifletti una, due volte, rielabori, inizi a pensare che in fondo, non è così male questa nuova situazione. Poi, ti piace. A Federico Dimarco, non piaceva il ruolo di terzino, quando mister Rovera, negli esordienti regionali glielo impose. I bambini vogliono andare a fare gol, non giocare dietro. Un po' tutti, all'interno di quella fucina di talenti, controllata e gestita da Giuliano Rusca, responsabile dell'attività di base, e in passato allenatore di Federico, avevano notato la corsa di Dimarco.
Poteva partire da più lontano, su quella fascia sinistra. E arrivare, con continuità alla linea di fondo: il resto lo avrebbe fatto quello splendido sinistro, che sa accarezzare in tutti i modi la palla. Un dono di cui ha goduto non solo l'Inter, dato che Federico, con i quattro gol all'ultimo Europeo under 19 (tre rigori e una punizione) ha trascinato gli azzurrini al Mondiale junior. Non la prima impresa in maglia azzurra: tutti lo ricordano ancora, straordinario, nell'Europeo under 17 giocato sotto età. Un regalo, per Dima, quella maglia nerazzurra, portata nel cuore da sempre, per imposizione familiare, e indossata fin dai Pulcini C dell'Inter, che ha immediatamente puntato su di lui, dopo il primo provino.
Nessuna paura, poi, per quel che riguarda i gol, Federico li ha sempre fatti pur partendo da lontano, Nazionale o Inter che sia, perché quella capacità di mettere il pallone dove vuole, ce l'ha da sempre. Ma il suo vero segreto è un altro. Nasce e si sviluppa proprio quando gli dicono che deve abbassarsi, deve fare il terzino. Fede gradisce il giusto, ma capisce che per quel ruolo sono necessarie altre letture di gioco, che gli vengono da dentro, naturalmente: e questa cosa stupisce in positivo, tutti i suoi allenatori di Interello. Dimarco legge le partite.
Certo, a livello di Settore Giovanile, non si può fare uno scout completo sul tuo avversario, ma a Dima bastano due-tre azioni per decriptare tendenze, movimenti, caratteristiche.
Una schedatura fatta in pochi minuti, e subito elaborata. Tocca adeguarsi in fretta. Perché poi c'è da pensare a come ripartire, e lì sono gli altri a doversi per davvero preoccupare. Le letture tecniche e tattiche sono superlative. Da giocatore maturo, come maturo è il 'dialogo' che Dimarco ha col suo corpo. Che deve adeguarsi alla rapidità del giocatore veloce, alla progressione di quello fisico e ai dribbling dell'avversario tecnico. E il suo corpo si adegua. Come nel caso dell'imposizione, ecco un altro esempio di come il giocatore è destinato al calcio dei grandi.
Milanese di Calvairate, tra Piazzale Cuoco e Viale Umbria, Dimarco è arrivato a otto anni in nerazzurro e ha fatto tutta la trafila, fino a quando, sedicenne, Salvatore Cerrone, che lo aveva già avuto da Giovanissimo, lo ha fatto esordire in Primavera. Poi si è allenato con la prima squadra ed è andato a farsi le ossa, come si dice, in provincia, prima in Serie B, ad Ascoli, dove in un semestre ha accontentato l'esigente pubblico marchigiano, ora è a Empoli, piazza importante, dove si fa calcio con serietà. La sovrapposizione, con quella corsa che è accompagnata da un movimento continuo e particolare della testa, il calcio di sinistro, un cambio gioco improvviso o una verticalizzazione precisa. Federico Dimarco è diventato giocatore ad Interello, ora è pronto per giocare in Serie A, e mostrare a tutti le sue doti.
Non sempre la tecnica, la forza fisica sono sufficienti, per arrivare in alto. Serve la qualità, serve la testa. Serve sapere scegliere. Interrogarsi. Poi scegliere, bene: come fa Dima. Prossimo nerazzurro, i suoi colori, da sempre.
Carlo Pizzigoni