IL RUMORE NON FA GOL

Presentata in serata a Milano la graphic novel dedicata a Giacinto Facchetti. Tantissimi nerazzurri presenti all'evento

MILANO - Al teatro "La cucina" presentata la graphic novel "Il rumore non fa gol" dedicata al grande numero "tre" nerazzurro: Giacinto Facchetti.

Gianfelice, figlio di Giacinto, ha introdotto la serata: "Non è una cosa comune poter incontrare sempre così tante persone che hanno amato, apprezzato e stimato un uomo. Raccontare, e ascoltare nel mio caso, ogni volta come se fosse la prima. La forza del ricordo anche dopo 10 anni rimane indelebile anche per questo. Per tutte le persone che l'hanno vissuto in modo così approfondito".  

Davanti a lui Massimo Moratti, Adelio Moro, Luigi Prisco, Luisito Suarez, Riccardo Ferri, Beppe Bergomi e Paolo Casarin. Ha raccolto per primo il "testimone" Massimo Moratti: "Qual era l'aggettivo più adatto a Giacinto? Naturale, tutte le sue qualità erano sempre genuine, istintive. Era una persona per bene, un amico utile, di quelli che sanno sempre come esserti vicino e dirti cose giuste e importanti".

Seduto al suo fianco il regista della Grande Inter, 'Luisito' Suarez: "Herrera lo mise con me in camera non appena arrivai all'Inter, capii subito che era un ragazzo che non solo aveva qualità ma che sapeva sempre come migliorarsi. Ha sempre lottato per essere migliore. In campo e fuori. Se mi chiedete che impressione ebbi qual giorno e cosa ho vissuto negli anni successivi con lui non posso far altro che rispondere che per me il campione era grande, ma l'uomo di più".

Tocca quindi a Giuseppe Bergomi, altra bandiera nerazzurra: "Cosa ho preso da lui? Se vuoi essere un capitano devi dare l'esempio. Io ho provato ad essere un capitano, non ero un chicchierone ma sapevo che la cosa più importante da fare era mostrare lo spirito di squadra ai compagni. Giacinto è stato anche capace di andare controcorrente, quando serviva e con la sua genuina intelligenza".

È il turno poi di Paolo Casarin: "Ho conosciuto Giacinto Facchetti e ho trovato che lui facendo il calciatore abbia fatto storia, come Garrincha e quei campioni che costituiscono il Pantheon di questo meraviglioso sport. Ho conosciuto l'uomo durante una commissione Fifa, ho visto un uomo sincero, leale. L'ho visto protestare per un gol fatto clamorosamente di mano, per quella che era una topica clamorosa. Rosso in viso chiese solo 'perché?'. Negli ultimi anni hanno provato a coivolgerlo in cose che non potevano aver a che fare con una persona come lui. Mi piace ribadirlo sempre in tutte le sedi possibili".        

E ancora Adelio Moro, altro storico interprete nerazzurro: "Devo sempre dire grazie a Giacinto. È stato un amico caro e sincero. La mia carriera è stata anche all'insegna di tutte le cose che ho imparato da lui". Infine Luigi Prisco, figlio di Peppino, indimenticabile simbolo dell'interismo: "Giacinto è stato sinonimo di eleganza, un'icona dell'Italia nel mondo. Era un bell'uomo (sorride, ndr)".


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