MILANO - Dopo l'Inter, il mondo. É l'estate del 1994 e l'Uomo Ragno, dopo 473 presenze, scompare dagli orizzonti nerazzurri. Ha vinto molto, uno scudetto, due edizioni della Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana. Lui non lo sa ancora, anzi, è amareggiato, ma gli si apre davanti letteralmente il mondo del calcio. Una breve parentesi italiana, poi l'America, ancora da giocatore e successivamente da allenatore, il prodromo di una carriera che lo vede vincere con lo Steaua Bucarest, con la Stella Rossa di Belgrado, saggiare il calcio turco, sperimentare quello arabo, rientrare in Italia prima col Catania e poi col Palermo, tornare negli Emirati Arabi. Zenga a 54 anni è diventato un allenatore senza frontiere.
'Vivo a Dubai con la mia famiglia, ho due bambini, Samira di quattro anni e Walter jr., di due. Jacopo, Nicolò, Andrea, i miei tre figli più grandi, ormai sono indipendenti e vivono in Italia'.
Una vita per l'Inter senza un giorno più bello degli altri...
'Sono nato in curva, quando la curva era sopra la bandierina del calcio d'angolo. Io non ho un giorno più bello degli altri perché ogni giorno in nerazzurro è stato splendido. Quando facevo il raccattapalle e sono entrato a San Siro, è stata una botta! È uno stadio incredibile, totalmente dedicato al calcio. Ci vuole una grande personalità per giocarci. Adesso per entrare in campo c'è il tunnel, quando giocavo io c'era una scaletta da salire ed è difficile descrivere l'emozione di quel momento'.
Cittadino del mondo, un sogno nel cassetto.
'Vorrei chiudere la mia vita e poi morire tranquillo facendo l'allenatore dell'Inter! Quello che ho fatto mi ha dato grandi soddisfazioni, comunque e c'è tempo, sono ancora giovane'.
Il Mondiale?
'Dire l'Italia sarebbe scontato. A me piace guardare il Belgio, la Bosnia, la Croazia, quelle squadre che hanno gran bravi giocatori e sono interessanti. Se non vince l'Italia, però, degli altri non ce ne importa, quindi stiamo in Italia. E anche contro l'Uruguay: o azzurri, o niente!'.