MILANO - Il dieci: croce e delizia dei tifosi, a volte incompreso, sempre e comunque amato e ammirato. Genio. Tocco di palla come un passo di tango, palla che ora c'è e dopo chissà. Non importa l'epoca: lui, il fantasista, è quello che da sempre prende per mano uno stadio intero quando c'è da trattenere il respiro tutti insieme, quando la porta è piccola, gli avversari sono indemoniati e il pallone è pesante come un macigno.
Dieci si nasce e basta, non ci sono vie di mezzo, solo pochi eletti hanno il pieno diritto di portare quel numero sulla schiena, una doppia cifra che sarebbe doppiamente pesante per chiunque.
Di giocatori intesi in questo senso l'Inter ne ha avuti tanti. Ognuno li porta nel cuore a suo modo, vuoi per un passaggio, per un gol o per un lancio da restare a bocca aperta. Due di loro sono entrati in una Top 11 da fantascienza.
Lothar Matthaeus, quattro stagioni, uno Scudetto, una Coppa UEFA e una Supercoppa italiana, 153 presenze e 53 gol con la maglia nerazzurra, uno dei quali a San Siro contro il Napoli, in quel giorno di maggio che ci regala il tredicesimo titolo di Campioni d'Italia. E chi se lo scorda.
Roberto Baggio, uno dei simboli del calcio italiano: all'Inter due annate di pura classe, 59 le presenze e 17 le reti, con quei due gioielli contro il Real Madrid, quando nell'esultare si portò una mano all'orecchio per sentire meglio il grido di un "Meazza" impazzito.
Loro due, unici e irripetibili, insieme a Maradona e Pelé, a Platini e Puskas, passando per Messi, l'unico ancora in attività. Nomi che da soli dicono già tutto, scelti dalla FIFA per la classifica dei numeri 10 più forti della storia.
Le graduatorie all time danno sempre adito a discussioni, ma forse in questo caso silenzio e ammirazione sarebbero la strada da percorrere. Loro sono numeri 10: non si discutono mai, si contemplano all'infinito.
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