MILANO - Un lungo racconto che parla di Inter, di famiglia, di giocatori e allenatori speciale, di amore, sofferenza e felicità. E' quello che il Presidente Onorario Massimo Moratti fa ai microfoni di Novella Calligaris per Rainews 24 e che inter.it vi propone in versione integrale.
La famiglia Moratti e l'Inter, una storia d'amore.
"Iniziata 50 anni fa con mio padre, anzi forse molto prima con mia madre che è stata la prima tifosa e portò mio padre a vedere Lazio-Inter, da allora mio padre divenne tifoso. A distanza di tanti anni poi mi è capitato anche a me e devo dire che sembrava quasi una linea che dovevamo riprendere, che non è vero, ma sentivamo che qualcuno ci diceva che dovevamo quasi tornare all'Inter e quindi con molto entusiasmo ho cominciato questa avventura".
Qual è il suo stato d'animo oggi?
"Io trovo che sia giusto quello che ho fatto perchè io poi ho sempre l'idea che bisogna sentirsi indispensabili mentre si fa una cosa perchè questo ti mette in condizione di essere attento a tutto, anche se si sa di non essere indispensabili. E devi avere anche l'idea che siccome non si è indispensabili, arriva un momento in cui devi mettere tutto in mano a chi ha lo stesso entusiasmo, la stessa forza e soprattutto i tempi cambiano, naturalmente le cose iniziano e finiscono".
Quando è maturata l'idea di separarsi da questo grande amore, almeno in parte, perchè la famiglia Moratti è ancora dentro l'Inter?
"E' nata un po' dopo il Triplete, nel 2010. E poi adesso si è concretizzata. Abbiamo avuto questa opportunità che nasce dal desiderio della persona che si è presentata. Ci è sembrata interessante come cosa. Poi da una partecipazione è nato qualcosa di più'.
Com'è Erick Thohir?
"Molto attivo, lavoratore, attento. E devo dire che è una persona che la prima volta che l'ho visto mi ha fatto una bella impressione, la seconda volta un'impressione ancora migliore della prima e cosi via. Una persona certamente di qualità perchè ogni volta ti fa un'impressione sempre migliore. Attento a tutto, simpatico anche come modo di fare, capace nella comunicazione che è importantissimo nel calcio. Penso che siamo stati fortunati'.
Qual è il giocatore che ha amato di più?
"Mettendola sul piano della curiosità, tutti lo sanno che è Recoba perchè secondo me era un gicoatore che aveva più mezzi di quelli che al limite potesse esprimere e quindi poteva essere sorprendente. Ti dava l'impressione che la volta dopo inventasse ancora qualche cosa di più speciale. Era un bravissimo giocatore e anche un bravissimo ragazzo. Certamente è quello che maggiormente mi ha svegliato la fantasia"
Ronaldo.
"Quando l'ho preso è venuto da me e dopo cinque minuti sapeva i nomi di tutte le persone che erano in casa. Prima era silenzioso, poi dopo cinque minuti aveva imparato tutto quello che succedeva in casa mia. Allora capisci perchè era uno che con tanta velocità riusciva a capire cosa fare della palla e come muoversi in campo".
Roberto Mancini.
"E' nato tutto da una maglia dell'Inter che mi mandò con un grande scudetto e mi disse 'Se vengo da lei, ricominciamo da capo'. Mi colpì e poi infatti ebbe successo. Ha un carattere alcune volte difficile, ma fa parte di una personalità che poi ha successo".
Josè Mourinho.
"E' speciale, sveglissimo, prontissimo, grandissimo lavoratore. Il vero segreto di Mourinho è che è un gradissimo lavoratore. Poi è capace di divenire personaggio, di avere una comunicativa speciale, di essere spiritoso, tutto è calcolato per vincere. Alcune cose sono anche istintive, senza dubbio, ma fa tutto parte del grande lavoro che lui fa per una Società, quindi è un ottimo collaboratore".
Il momento più emozionante e quello più difficile vissuto con l'Inter.
"Quello più difficile è stato quello del passaggio finale perchè devi sperare o devi fare in modo che la persona che prende le redini della Società sia all'altezza di quello che la gente si aspetta, non tanto per te. Quello è un momento difficile, più difficile di quello in cui decidi di entrare nell'Inter perchè quella è una pazzia e allora le difficoltà le superi con l'incoscienza, invece la seconda cosa è una cosa calcolata, attenta, non puoi permetterti di essere superficiale. Il momento più felice è stata certamente la vittoria, dopo tante in Campionato, della Coppa dei Campioni, che poi uno si aspetta sempre di più di quello che è da un certo punto di vista, perchè ci sei dentro, però in realtà è stata una bellissima soddisfazione. E' che quando fai queste cose pensi sempre al domani e c'è quella parte lì che ti mette in condizione di essere si felice, ma responsabile anche li di quello che succederà".
Qualcuno l'accusò della presenza di troppi stranieri in squadra e dello stravolgimento della squadra italiana.
"Che poi alla fine abbiamo finito anche con un Presidente straniero...quindi fosre abbiamo esagerato (ndr, sorride). A parte gli scherzi, io non ho mai visto differenza tra un giocatore straniero e uno italiano e quindi ho sempre fatto fatica a pensare che si dovevano avere 7 italiani, 5 italiani, 4 italiani. Per me Zanetti era italiano, Ronaldo era italiano cioè erano giocatori che giocavano per l'Inter e svegliavano la fantasia di tutti e che facevano di tutto per elevare il livello di una squadra italiana con un pubblico italiano. Quindi io questa cosa non l'ho mai sofferta, non l'ho ancora capita e forse è uno dei motivi perchè è giusto che vada via"
Come vede il calcio italiano adesso con anche questa proposta d'acquisto, di joint venture, tra americani e cinesi nella Roma?
"Non posso certamente dare un giudizio negativo avendo fatto la stessa cosa e quindi che gli stranieri vengano in Italia, apprezzino il nostro lavoro e le nostre squadre, facciano degli acquisti o partecipino questa è una cosa buona. Questo tutto molto bene. Abbiamo delle nostre caratteristiche come calcio italiano, come dirigenza del calcio italiano, che sono positive. E' chiaro che adesso bisogna apririsi tantissimo a quelle che sono le esigenze, proprio di comunicazione perchè proprio la comunicazione è andata a una velocità tale che noi non possiamo pensare di rimanere soltanto sul territorio".
Come ha vissuto la sua famiglia, che ha sempre partecipato anche come tifosa all'interno dell'Inter, questo passaggio di proprietà?
"Le stesse persone, parlo di mia moglie, che avevano avuto paura quando ho preso l'Inter adesso sono dispiaciute perchè la vedono come una creatura nella quale si poteva fare ancora tanto e nella quale c'erano tante possibilità di crescita e interessanti. E poi perchè c'è l'affetto anche nei confronti delle persone che lavorano all'interno e quindi tutto questo ti porta il dispiacere di staccarti da un progetto che fino al giorno prima non ti faceva dormire la notte però il giorno dopo devi dimenticartene e dire io non c'entro più niente. Quindi l'ha vissuta un po' così anche se devo dire che in realtà i miei figli hanno capito la situazione. E' qualche mese che andava avanti questa trattativa quindi hanno fatto in tempo ad abituarsi e a capire perfettamente com'è il presente e come sarà il futuro".
Come sarà il futuro di Massimo Moratti?
"Se sei portato a vivere emotivamente le cose troverò qualcos'altro che emotivamente mi riempia la vita".
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