APPIANO GENTILE - Alti e bassi nella stagione attuale che sicuramente Jonathan non nasconde rispondendo alle tante domande dei tifosi durante la Prima Serata in onda in questi minuti su Inter Channel.
"Quando ho giocato meno è stata la mia famiglia a darmi l'aiuto maggiore - spiega il difensore -, ma non solo: il sostegno è arrivato anche da parte dei compagni e dei membri dello staff nerazzurro che mi dicevano di non mollare. Anche Piero Auslio mi ha aiutato tanto, mi ha sempre detto che il calcio era così, ma che io avrei dovuto guardare avanti e impegnarmi. Poi, è normale, mi hanno aiutato mia madre, mia moglie, mia figlia, quando torno a casa e trovo lei tutto passa. Ha sette anni e parla l'italiano molto meglio di me (ndr, sorride)".
Si torna indietro nel tempo: "I miei modelli? Quando ero giovane non guardavo i terzini perchè prima giocavo in attacco. Mi piacevano molto Romario, Bebeto e anche Ronaldo. Poi dai 16, 17 anni mi sono sempre ispirato a un terzino Maurinho, che giocava nel Cruzeiro, e dopo anche a Maicon. Tutti dicevano che avevamo le stesse caratteristiche, non è proprio così, ma mi è sempre piaciuta la sua voglia di spingersi in avanti in campo".
Migliorare, Jonathan sa di doverlo fare e sa anche dove: "Sicuramente posso fare meglio in
tante cose, ma posso anche dire che
non devo farlo tecnicamente. In questo io sono tranquillo. Magari
possiamo parlare di posizionamento, della parte tattica nel chiudere
la difesa, ma non nella tecnica. Credo che averla sia un dono e se si lavora si
può migliorare".
L'esperienza fatta nel Parma - continua - "è stata fondamentale. Mi ha dato la continuità della quale tutti i calciatori hanno bisogno. Ho trovato un allenatore e uno staff che mi hanno aiutato molto. La Società è stata davvero brava con me e anche i tifosi mi hanno aiutato'.
L'allenatore che da centravanti lo ha trasformato in esterno "si chiama Silvano, avevo 13 anni". Per parlare di questo in collegamento telefonico c'è Luca Buzzi, tecnico delle giovanili del Cruzeiro: "Ero il suo allenatore, l'ho sempre seguito ed ero con Silvano quando abbiamo pensato a lui come difensore. Alla fine è arrivato nella mia squadra del cuore. E' un giocatore che può vestire tranquillamente la maglia dell'Inter, ancora non si è visto il vero Jonathan, ma sono sicuro che presto lo vedremo". Jonathan timidamente sorride e racconta: "Luca mi ha sempre detto che ero un calciatore adatto a giocare in Italia. Lui e Silvano mi hanno aiutato a crescere e a formarmi, era un momento di passaggio da una categoria all'altra. Aiutare l'Inter qui in attacco? A 17 anni ho giocato anche a centrocampo, a Parma un paio di volte ho giocato da interno".
Carattere in campo e non solo: "Forse sono troppo umile per questa professione. Se è un difetto? Ognuno lo vede a proprio modo. Io penso sempre con il cuore e nel calcio non si può farlo sempre". E fa sempre parte del suo carattere ciò che lo porta a emozionarsi quando Martina, tifosa nerazzurra, dice che gli occhi di Jonathan brillano quando si parla di Inter: "E' vero, succede sempre. Io lo so che è difficile arrivare in questa squadra e per questo in ogni allenamento e in ogni partita cerco di fare il massimo, per dimostrare che merito di stare qui. Ringrazio tutti i tifosi interisti e sono emozionato perchè non mi aspettavo tanto affetto. Sono felice per tutte queste dimostrazioni e aspetto di ripagarli in campo".
Jonathan spiega anche la scelta del numero 42 ("Nel Cruzeiro giocavo con il numero 2, al Santos con il 4. Qui sono arrivato, il 4 era di Zanetti, il 2 era di Cordoba") e che cosa avrebbe fatto se non fosse divenuto un calciatore ("Non lo so, non mi piaceva andare a scuola, ci andavo per poter giocare a calcio o per trovare una fidanzata (ndr, sorride)".
Si chiude parlando della prossima gara contro il Palermo: "Sarà una partita difficile, dobbiamo essere concentrati. Loro giocano bene e devono farlo per uscire da quella situazione di classifica, ma noi vogliamo il terzo posto, raggiungere l'Europa e la loro motivazione non può essere più grande della nostra".